Attrice
di nome e di fatto
di Roberta Biagiarelli
*
Quando vado a teatro, voglio
stare dentro ad un incantamento: è questa sensazione che
mi ha fatto muovere i primi passi verso l’arte della recitazione
in gioventù.
Credo che per stare su un palcoscenico occorra innanzitutto essere
attori, nel mio caso attrice, nel senso di possedere, avere dentro
di sé una formazione attorale consolidata, oserei definire
tradizionale, fatta di corpo, voce, spazio, capacità di
relazioni e poi assumersi su di sé la necessità
e l’urgenza di ciò che si porta in scena.
Questa ondata di teatro civile che si è diffusa in Italia
nell’ultimo decennio è stata, a mio avviso, eccessiva.
Chiunque poteva scegliere o incappare in una tematica socio-politica
interessante, prendere in mano dei fogli, salire su un palco e
leggerla.
No. Io pretendo che venga interpretata. Che l’argomento
prescelto, sia che esso riguardi un tema d’attualità,
un argomento scientifico o una tragedia della contemporaneità,
deve passare attraverso il setaccio dell’arte per concorrere
alla creazione di un opera unica a sé, a uno spettacolo
teatrale.
Nei progetti di lavoro che perseguo mi muovo dapprima come una
giornalista d’inchiesta vecchio stampo, poi elaboro la tematica
con il gruppo di lavoro che a seconda dei progetti aderisce all’idea
del risultato che andrà in scena. Procedo mescolando in
modo empirico intuito e scientificità e ciò che
ne scaturisce lo faccio passare attraverso il mio corpo, la mia
voce, la mia capacità di stare in scena: recito.
Voglio emozionare me stessa e chi mi ascolterà.
Studio a fondo prima il soggetto che ho deciso di sviscerare,
ma poi lo “divento”, interpretando un altro/altrove
da me: un personaggio o più personaggi.
Il pubblico che prende parte ai miei monologhi (A come Srebrenica,
Reportage Chernobyl, Canto per Falluja) deve in qualche modo entrare
con me in quei luoghi, la stratificazione del mio lavoro attorale
e quindi di attrice tout-court è la chiave per svelare,
conoscere e incantarsi, in questi casi in senso drammatico, verso
tali tragedie della contemporaneità.
Per questo “inorridisco” davanti ai non- attori: letteralmente
quelli che non recitano e che sono se stessi in scena come a casa
o al bar.
Ho assistito a svariati spettacoli di una noia mortale. Non perché
si è trovato un argomento interessante, è sufficiente
studiarlo e poi leggerlo o dirlo a memoria in scena. Per come
sono fatta io, per il mio rigore, è troppo poco. Altrimenti,
posso leggermelo da me seduta in una poltrona in casa.
Nel Teatro ci sono ruoli fin dall’antichità che secondo
me occorre rispettare in senso stretto e tradizionale, in considerazione
del fatto che continuare oggi, in Italia, a fare un Teatro necessario
è un atto di coraggio ostinato. Perché un Teatro
che parli alle pance e ai cuori delle persone, anche se laico,
è pur sempre un atto di fede.
*Roberta Biagiarelli è
attrice e autrice teatrale. Si forma alla scuola dell'esperienza
di Laboratorio Teatro Settimo (Torino), gruppo teatrale con il
quale lavora dal 1988 al 2001 con tournée in Italia e all’estero.
Nel 2002 fonda la Compagnia Babelia & C. dedicandosi con maggiore
slancio alla produzione, ricerca e interpretazione di temi sociali,
storici e politici. È autrice e interprete dei monologhi:
A come Srebrenica, Reportage Chernobyl, Resistenti, leva militare
'926 e Canto per Falluja. Produce e interpreta il documentario
Souvenir Srebrenica, che entra nella cinquina dei finalisti
al Premio David di Donatello 2007/sezione documentari. Interpreta
e produce La neve di giugno per RAI DUE – Palcoscenico.
Tra il 2008 e il 2010 è stata coordinatrice responsabile
in qualità di esperta del “Progetto a sostegno della
Comunicazione per lo sviluppo sociale e culturale in Bosnia-Erzegovina”,
volto alla rivitalizzazione socio-culturale delle aree di Srebrenica
e Bratunac (Bosnia Orientale), progetto a gestione diretta della
Cooperazione italiana allo sviluppo/Ambasciata d’Italia
Sarajevo, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri italiano.
Nel 2010/2011 è autrice di un reportage sui giovani bosniaci
(Prodotto da CISP e Consiglio Regione Lazio) e del documentario
la Transumanza della Pace dalla Val Rendena a Srebrenica
prodotto dalla Provincia Autonoma di Trento.
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