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La rivelazione dello ‘spirito’ di un luogo: UniversoAssisi – a Festival in secret places

Conversazione con Joseph Grima

di Laura Novelli

 

Capita spesso che lo ‘spirito' di un luogo – anche di un luogo che pensiamo di conoscere bene - ci venga rivelato, nella sua più autentica natura, da un'esperienza estetica (o più semplicemente artistica) capace di rinnovare con rivoluzionaria originalità la nostra personale percezione di quel luogo stesso. Non è un caso che il rapporto tra spazio della rappresentazione e spazio tout-court sia uno dei pilastri teorici su cui si edifica buona parte della riflessione critica relativa alle arti performative e visive (mi viene in mente, ad esempio, il sempre straordinario Lo spazio del teatro di Fabrizio Cruciani). E non è un caso che la storia della civiltà dello spettacolo e dell'arte sia puntellata di movimenti (e momenti) avanguardistici e sperimentali immaginati fuori dai luoghi convenzionali: nelle strade, nelle piazze, nei boschi, in campagna, in edifici solitamente destinati ad altri usi. Per restare nel ristretto ambito del teatro italiano, come non ricordare, a questo proposito, la visione sovversiva di quell' Orlando Furioso del '68 che Luca Ronconi presentò all'aperto a Spoleto ‘inventando' una moltiplicazione di luoghi possibili e rinnovando, di conseguenza, il tessuto urbano della città? Proprio poco lontano da Spoleto prende il via in questi giorni una nuova rassegna multimediale, UniversoAssisi – a Festival in secret places il titolo ( www.universoassisi.it ), che mette insieme musica, teatro, danza, poesia, letteratura, filosofia, cinema d'animazione e architettura con l'intento preciso di valorizzare il patrimonio artistico e naturalistico dello splendido centro umbro facendone conoscere luoghi, angoli, tesori poco noti. Il ricco carnet delle proposte in programma, disseminate tra il 20 e il 23 luglio, intercetta artisti di livello internazionale e mostra particolare attenzione per opere e operazioni contemporanee molto diverse tra loro ma tutte fortemente sperimentali e innovative.

Tra gli eventi in cartellone, tanti appuntamenti musicali importanti: i due concerti pensati specificatamente per il Parco del Monte Subasio e il Mortaro Grande (quello dell'ensemble ArcHertz—Assisi e quello del pianista Ramberto Ciammarughi con Dj Ralf featuring Gianluca Petrella e il quartetto di percussioni Tetraktis Ensemble e Novamusica), i live dell'Orchestra di Piazza Vittorio, La musica è pericolosa. Concertato di e con Nicola Piovani, l'anteprima elettro/analogica del duo belga Agar Agar e Beatitude del maestro Vladimir Martynov. Altrettanto corposa la scelta teatrale che fa leva su presenze quali il Teatro delle Ariette, Marco Paolini, il duo Rezza-Mastrella e la compagnia CuocoloBosetti con la performance The walk . Nella sezione poesia, tra gli altri, Mariangela Gualtieri e i versi luminosi del suo Bello Mondo , mentre la danza si affida a due creazioni di Aterballetto e gli incontri di arte e architettura a nomi di grande calibro (citiamo almeno Rem Koolhaas e Hans Ulrich Obrist ,) .

Oltre alla suggestiva area naturalistica del Mortaro, i luoghi coinvolti in questa tumultuosa, affascinante impresa sono la Piazzetta di Chiesa Nuova, il sagrato della Cattedrale di San Rufino, Palazzo Vallemani, FAI-Bosco di San Francesco, Rocca Maggiore - Giardino degli Incanti. Siti di indiscusso fascino e di grande spiritualità ai quali si affianca, inoltre, il progetto Un racconto scoprendo luoghi all'interno del quale sono previste visite alla scoperta di fontane, rocche, edicole votive, palazzi dimenticati e nascosti. A dirigere questo complesso caleidoscopio di eclettismo e cultura vi è il quarantenne J oseph Grima , architetto, scrittore, docente di fama internazionale (è nato ad Avignone nel'77 da genitori inglesi e proprio ad Assisi ha trascorso parte della sua giovinezza) che, già direttore della rivista Domus , curatore di numerose mostre e della prima edizione della Biennale di Istanbul Design, è attualmente Direttore Artistico del programma di Matera 2019 come Capitale della Cultura Europea e della Design Academy di Eindhoven.

 

La prima domanda è d'obbligo: come nasce l'idea di questo festival così complesso e multimediale?

L'idea della rassegna nasce, su invito dell'Assessore alla Cultura e del Sindaco di Assisi, dall'osservazione del fatto che di questa città, dove ho vissuto molti anni, esiste un'immagine dominante legata a pochi monumenti, a poche architetture – penso ad esempio alla Rocca Maggiore o alla Cattedrale di San Rufino – che rischiano di monopolizzare l'immaginario collettivo. Mentre in realtà Assisi e i suoi dintorni sono un territorio ricco di luoghi nascosti, inaspettati. Abbiamo voluto creare momenti di cultura che permettano al pubblico di rivisitare la città, conoscerla più profondamente.

I luoghi individuati come set per le performance e gli eventi previsti sono molto diversi tra loro: a lei personalmente cosa piace maggiormente di Assisi?

Non è solo un luogo di estrema bellezza ma credo che possegga qualcosa che trascende la semplice dimensione estetica. Qualcosa di diverso, di metafisico. Non si tratta però solo della sua natura religiosa, qui fortemente connessa alla figura di San Francesco. Piuttosto dell'opportunità di entrare in contatto con qualcosa che, religioso o meno, sia più profondo del reale. Sono cresciuto nella campagna qui vicino e sin da ragazzo ho sempre avvertito questa dimensione unica di Assisi. Ricordo che c'erano numerose comunità di persone che l'avevano scelta proprio per questo motivo, per questo senso di verità, di profondità.

Il cartellone del festival spazia in tanti ambiti diversi del contemporaneo, dell'avanguardia e della creatività internazionale (musica, danza, teatro, architettura, teatro): qual è il filo rosso che unisce le scelte programmatiche fatte?

Semplicemente il desiderio, la predisposizione degli artisti a rivisitare le loro opere per un luogo specifico, a mettersi in dubbio; ciò presuppone una grande apertura mentale ed è ovvio che questa voglia di rileggere se stessi conduca a d una varietà di proposte e, soprattutto, ad una novità di linguaggio. Non ci interessava proporre un format già abusato.

Dal punto di vista della complementarietà tra spazio urbano-naturalistico e creazione dal vivo, possiamo considerare questa rassegna come ‘figlia' anche del lavoro che lei sta facendo come direttore di Matera Capitale della Cultura 2019?

Solo in parte. Non c'è alcuna sovrapposizione tra le due proposte culturali. Direi che UniversoAssisi può essere considerato un festival figlio soprattutto di una mia ricerca personale e della convinzione che una programmazione di eventi spettacolari o artistici debba sempre fare da stimolo ad interessi urbanistici. I due ambiti viaggiano di pari passo.

Che pubblico spera di intercettare in queste quattro giornate davvero fitte di grandi appuntamenti?

Un pubblico composto dai visitatori che vi arrivano come turisti e che, invece del solito souvenir, potranno portare via un ricordo molto più immateriale ma più autentico e profondo. Poi spero di avere tra gli spettatori molti abitanti del comune di Assisi, perché mi piacerebbe fornire loro l'occasione di conoscere meglio la loro città, di farli sentire parte attiva di essa. Altrimenti si rischia di percepirla solo come un museo a cielo aperto.

Negli ultimi anni sono aumentate le voci polemiche di quanti lamentano che in Italia si fanno troppi festival e che ciò comporta un eccessivo impiego di risorse e denaro. Dunque appare coraggioso dare il via ad un'iniziativa così corposa. Cosa pensa a riguardo?

Penso che la cultura non sia mai troppa. Certamente la distribuzione dell'offerta e delle risorse andrebbe bilanciata, ma la produzione culturale va sempre incentivata.

Lei ha una formazione e uno sguardo internazionali. Che idea si è fatto dello stato dell'arte e della creatività in Italia?

Da un certo punto di vista è una situazione paradossale. Gli investimenti sono limitati ed è un Paese poco strutturato, dove la macchina organizzativa e burocratica è piuttosto faticosa. Tuttavia l'Italia ha generato le cose più meravigliose che siano mai state concepite. E questa è la sua unicità, la sua forza.