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C'è un limite a tutto e non sempre è la morte

di Letizia Bernazza

Il 13 febbraio scorso mi sono recata all'Angelo Mai. L'occasione è stato l'invito ricevuto da Ateliersi di Bologna per partecipare allo spettacolo Se la mia pelle vuoi . Roma in questi giorni offre numerosi eventi ed appuntamenti. Non mi è sempre possibile seguirli tutti. Ma in questo caso, ogni impedimento è stato spazzato via: intanto dal desiderio di “incontrare” il lavoro di Fiorenza Menni e di Andrea Mochi Sismondi, e poi di andare all'Angelo Mai. Arrivo in anticipo sull'orario dello spettacolo, sebbene con un po' di ritardo (ahimè!) per assistere alla lezione-performance Freedom has many forms. Note e notizie sul come e perché delle scritte sui muri tenuta da Andrea Alessandro La Bozzetta.

fiorenza menni / ph. Fotokune

Ho percorso innumerevoli volte il vialetto circondato da alberi che conduce all'Angelo Mai. Questa volta, però, per me è stato diverso. Nella mia mente c'erano ancora vive le notizie sullo sgombero del Centro. Non ci ero più tornata. L'incontenibile gioia per la riapertura di uno spazio tra i più creativi della capitale si è mescolata ad un'altrettanta irrefrenabile tristezza una volta arrivata in prossimità dell'entrata. L'osteria chiusa e quegli avvisi appesi alla porta che ricordano l'impossibilità di varcare i locali sequestrati e di non poterne godere, mi turbano non poco. Resto assorta. Mi lascio consolare, tuttavia, dalle poche luci che illuminano le mura antiche vicine all'ingresso. La mia mente va alla Storia, alla Memoria, alle tracce - che uomini lasciano ad altri uomini - come fossero testimoni per continuare la corsa verso altri possibili traguardi. Ma anche alle tracce che uomini, volontariamente, cancellano proprio per non lasciarle ad altri uomini. Stranezze dell'umanità o, forse, il risultato di un pensiero ottuso mirato a eliminare con determinazione luoghi contraddistinti dalla creatività e dalla partecipazione.

Non appena apro la porta, il luogo sembra venirmi incontro pronto ad accogliermi e tutto, all'improvviso, mi è familiare. Amici e colleghi si aggiungono a un'atmosfera che riconosco far parte di me. In sintonia con il mio vissuto.

Liao Ying Ze / ph. Roberto Ruager

Mi affascinano da subito le parole di Andrea Alessandro La Bozzetta. Il suo viaggio, ideato insieme a Fiorenza Menni e fonte d'ispirazione del percorso drammaturgico di Urban Spray Lexicon Project, sulla storia dei graffiti – dalle scritte blasfeme della Roma del IV secolo ad oggi – si nutre di uno studio serio e rigoroso che sa spaziare dal cinema alla musica, dalla pubblicità alla moda, dalle frasi apparse sui muri durante gli anni della contestazione (del Sessantotto parigino o degli anni Settanta in Italia) alle testimonianze sul restauro del Reichstag di Berlino. << Attraverso proiezioni da libri, fotografie, documenti audio e video>>, si precisa nel comunicato stampa, <<vengono rivelati piccoli segreti, microstorie, aneddoti sugli autori delle scritte e sull'atto di scrittura/imbrattamento, che spesso rimangono celati dietro l'ignara fruizione di codici, slang, segni grafici che violano temporaneamente un muro, spazio d'espressione e limite tra dominio pubblico e privato>>. La competenza e l'appassionante disquisizione di Andrea Alessandro La Bozzetta mi confermano quanto sia importante, oggi più che mai, affrontare con responsabilità qualsivoglia ricerca per conquistare la fiducia dell'altro.

Pochi minuti di pausa e veniamo invitati a entrare nel vivo dello spettacolo Se la mia pelle vuoi . Un breve prologo della brava Liao Ving Ze ci introduce nel vivo della messinscena. Veniamo esortati a varcare la soglia di un altro spazio, decisamente confortevole e poetico. Nel buio della sala, spiccano tanti palloncini bianchi, legati alle sedie dove ci accomodiamo e per i quali è già richiesta attenzione. Essi, infatti, non sono semplice scenografia. Sono oggetti che ci accolgono e per questo reclamano cura, altrimenti è facile imbrigliarsi nei loro fili. Il dialogo di coppia che di lì a poco risuona nella sala non fa altro che dilatare l'intimità dell'esordio. Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi si scambiano frasi facilmente riconducibili a un'ordinaria conversazione privata che investe le comuni sfere dell'amicizia, del rapporto coniugale, della gestione delle relazioni. Ciascuno dei due propone il proprio punto di vista, il suo modo di essere che, inevitabilmente, condiziona anche l'atteggiamento da assumere nei confronti dell'altro. Ed è proprio il passaggio dall'Io all'Altro su cui si costruisce la drammaturgia della messinscena. L'intimità dell'inizio muta in una suggestiva partitura lessicale dove i versi murali (patrimonio del progetto Urban Lexicon Spray , composto da tre tappe performative segnate da Boia , Se la mia pelle vuoi e Freedom has many forms elaborate da Ateliersi dal 2012 al 2014) assumono via via le sembianze di un flusso ininterrotto di voci, di sonorità, di gesti destinati a mettere a confronto la sfera privata e quella pubblica. Alla base, l'urgenza del dire del Singolo, il quale con i suoi messaggi (d'amore, di rabbia, di contestazione…) investe la Comunità di cui fa parte e di cui è espressione. Il risultato è un avvincente attraversamento tra i due piani che diventa un corpus armonico. I frammenti dei versi murali, nel loro rincorrersi e susseguirsi, vengono “messi in forma” dagli attori-performer e si trasformano in un insieme saldo, magicamente omogeneo. L'operazione è seria e raffinata: Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi identificano e poi superano la soglia di confine tra Individuo e Corpo Sociale, elaborando una scrittura scenica che sa cogliere l'energia espressiva sottesa nel pensiero-linguaggio dei nostri paesaggi urbani. Ambienti complessi, socialmente e politicamente, mutevoli e imprecisabili, ma senza dubbio “superfici riflettenti” di messaggi che reclamo ascolto.

Ciascuno di noi, alla fine riceve un cartoncino con una frase. <<C'è un limite a tutto, e non sempre è la morte>> è il mio. Lo conservo sugli scaffali della libreria. Spesso lo rileggo, lo cerco. Mi accorgo che ormai fa parte di me, che è entrato nelle pieghe della mia pelle.

 

Se la mia pelle vuoi

di e con Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi

con Liao Ving Ze

alla batteria Vittoria Burattini e alla chitarra Mauro Sommavilla

paesaggio sonoro Alessandro Gulino

Angelo Mai, Roma, 13 e 14 febbraio