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Seminario di drammaturgia (7)

“La scrittura della fiction”

di Alfio Petrini 

Viviana Girani ha la stoffa dello storico. La relazione al seminario di drammaturgia è stata così ricca di dati e di riflessioni da indurmi ad auspicare che la drammaturga del Cendic scriva un libro sulla fiction, anche in considerazione del fatto che circolano pochi contributi teorici su questo argomento.

Girani è partita dalla definizione del glossario OFI, in cui si dice che con la parola fiction si comprendono tutte le opere che attengono alla immaginazione e alla fantasia creativa nei campi specifici del teatro, del cinema e della televisione, ma - più in generale, ha aggiunto - anche della narrativa e dello story-telling. Di conseguenza la fiction si manifesta attraverso la forma orale, scritta, cinematografica e televisiva. “Per fiction televisiva sì intendono le storie che vengono create e realizzate espressamente per il piccolo schermo” aventi la caratteristica fondamentale della serialità. La questione è di rilevante interesse per motivi produttivi e consumistici. Come sostiene Aldo Grasso, la serialità consente “la pianificazione e riduzione dei costi, nonché la fidelizzazione degli spettatori; garantisce inoltre la gratificazione delle aspettative perché lo spettatore è rassicurato dal ritorno dell'identico”. I precedenti della serialità moderna sono rappresentati dal feuilleton, dai fumetti e dal radiodramma.

La riflessione che la nostra drammaturga trae dalle considerazioni di Grasso è la seguente: “Se il teatro è il luogo dell'approfondimento, il cinema quello della meraviglia, la fiction è il luogo della rassicurazione: (i personaggi diventano amici che entrano in casa; la ripetizione rassicura; sai chi incontri)”. Ho qualche perplessità sulla affermazione che riguarda il teatro, ma trovo convincenti i punti di contatto con il feuilleton: la segmentazione in puntate, la suspense, la lunga durata, la interazione tra autore, lettore e romanzo, “le trame particolarmente 'porose', disponibili ad assorbire stimoli ed influenze esterne”. E sono altrettanto convincenti le note a margine relative alla “poca interattività” della fiction televisiva, che ha pertanto bisogno di suscitare grande “appeal” sullo spettatore, e quelle riguardanti il forte condizionamento esercitato dai finanziatori sul lavoro di scrittura dell'opera”, tant'è che “a torto o a ragione, in Italia, l'autore viene considerato meno importante del cast e della collocazione nel palinsesto”. E dopo aver indicato la classificazione della fiction in TV movie, mini serie, serie (antologica, a episodi, serializzata, serializzata all'italiana), serial (serial chiuso o aperto; serial time o prime time ) e sit comedy; e successivamente aver specificato i sottogeneri riferiti alla serie (antologica, episodica, seriale, seriale all'italiana, telenovela e soap) Girani - con la competenza che le deriva anche dalla grande esperienza consumata in molti anni di lavoro - ha esposto in dettaglio il problema della organizzazione del lavoro di scrittura, ma anche quello dei diritti e del ruolo dello scrittore nella società contemporanea.

A significazione dell'interesse suscitato, mi corre l'obbligo di segnalare che gli uditori, rinunciando a porre domande, hanno invitato la drammaturga a dare sviluppo ulteriore alla sua relazione.