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La rassegna Stanze porta a Roma una pièce ispirata ad un romanzo epistolare degli anni Trenta: quanta ferocia si cela sotto le nostre parole

 

di Laura Novelli

 

Il peso delle parole. Le ‘ri-cadute' violente del nostro dire. Del nostro scrivere. Del nostro esprimerci. È questo il nodo centrale della pièce Destinatario sconosciuto che Rosario Tedesco (attore e regista quarantenne il quale, dopo la formazione ronconiana ed esperienze di alto livello, ha lavorato molto in Germania e, più di recente, per il cinema estero) ha adattato e diretto ispirandosi all'omonimo romanzo epistolare dell'americana Kathrine Kressmann Taylor e condensando le diciannove missive contenute nel libro (edito alla fine degli anni Trenta negli Stati Uniti, divenne un best seller solo dopo l'edizione francese del 1999) in un corpo-a-corpo fabulatorio di intensa efficacia teatrale. Un match dialogico dove a confliggere sono i destini di due amici-soci in affari (uno ebreo, l'altro cristiano) e dove le vicende storiche che sconvolsero la Germania nei primi anni dell'ascesa hitleriana diventano il terreno pericoloso di una discesa agli Inferi che riguarda non tanto e non solo la vita dei due protagonisti quanto l'eticità stessa della Storia umana. Dunque, un tema decisamente attuale. Vista la deriva del linguaggio cui assistiamo nei nostri tempi e vista la crescente violenza verbale che la società digitale genera e nutre.

E appare quanto mai significativo che questo lavoro, interpretato dallo stesso regista e da Nicola Bortolotti (anch'egli formatosi alla scuola ronconiana dello Stabile di Torino e molto attivo in alcuni progetti dell'ERT), abbia inaugurato la versione romana della rassegna milanese Stanze , ideata da Alberica Archinto e Rossella Tansini e prodotta da Teatro Alkaest ( www.lestanze.eu ), in un luogo che, nella sua avvolgente atmosfera nostalgica, ben si presta a mostrare una bellezza armoniosa che con quella deriva delle parole – e dunque dei sentimenti e dei valori – sembrerebbe poco in armonia. Tuttavia, proprio perché sui paradossi si costruisce da sempre il buon teatro, il Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti Decorative, allestito in un villino di inizio Novecento edificato in stile ‘eclettico', appare come lo spazio ideale per ospitare l'imbarbarimento impietoso cui assisteremo durante lo spettacolo.

 

 

Sono gli interpreti stessi – abito nero e camicia bianca – ad accogliere il raccolto pubblico e a guidarlo attraverso alcune sale del museo fino a quella predisposta per la rappresentazione. Una lunga porta-finestra affaccia sul bel giardino già in ombra; intorno a noi quadri, ceramiche, vasellame, abiti femminili, raffinate memorie d'altri tempi. Dinnanzi a noi due uomini distinti che sembrano dialogare (fermo restando che si tratta pur sempre di un dialogo indiretto e a distanza) amabilmente: Max Eisenstein (un Tedesco molto autorevole e credibile anche se a tratti forse un po' troppo impostato) e Martin Schulse (che trova in Bortolotti una recitazione fluida, dimessa, efficacemente disinvolta) risiedono rispettivamente a San Francisco e a Monaco di Baviera. Insieme gestiscono una galleria d'arte negli Stati Uniti e si scambiano lettere amichevoli. Descrivono le loro diverse vite, le condizioni economiche dei due Paesi: il loro legame appare solido, fraterno, affettuoso. Max (trasferitosi da poco con moglie e figli in una Germania poverissima) racconta l'immensa casa in cui vive con la sua famiglia. Martin parla di Arte, di affari, di quell'affascinante sorella attrice, Griselle, con cui l'amico tedesco ha avuto in passato una fugace relazione extra-coniugale.

Poco a poco però nelle loro ‘conversazioni' (il carteggio copre un periodo che va dal novembre del ‘32 al marzo del ‘34) si insinua l'ombra della politica: la caduta del presidente Hindenburg (siamo ai tempi della Repubblica di Weimar), la strabiliante ascesa di un ‘certo' signor Hitler, la nascita del Terzo Reich, la fanatica adesione al regime nazista che Eisenstein, dapprima quasi inconsciamente poi in modo sempre più consapevole, dichiara con appassionato trasporto, fino a sostenere quell'arguta disquisizione sul significato del ‘liberalismo' che rappresenta senza dubbio uno dei passaggi più significativi del testo.

Biografia e scenari politici si sovrappongono, dunque, fino a confondersi. A contaminarsi. E anche la recitazione dei due bravi interpreti si fa via via più nervosa, più mossa, più dinamica, più tesa. Il sostrato epistolare del romanzo quasi scompare: resta un serrato dialogo monologante in cui le frasi rimbalzano dall'uno all'altro come fossero palline da tennis avvelenate. Inizia la persecuzione degli ebrei. Martin cavalca con disinibita arroganza la declinazione razziale della nuova ideologia; arriva persino a chiedere all'amico di non scrivergli più per evitare di finire nei guai. Max però non cede. E anzi, persevera nella sua comunicazione. Con tono disperato esorta il socio a dargli notizie di sua sorella, partita per una tournée a Berlino e probabilmente in pericolo. Ormai però la caduta inarrestabile verso la dis-umanità ha solcato una crepa profonda nel cuore degli individui e nel cuore della civiltà tutta. La lettera in cui Martin spiega a Max come Griselle abbia cercato rifugio a casa sua e come, proprio qui, sia stata catturata dalle SS senza che lui abbia fatto nulla per aiutarla rappresenta il confine tra il prima e il dopo. Tra il bene e il male: ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Quella lettera annulla ogni possibile ethos , ogni barlume di pietas . Motivo per cui la vendetta dell'ebreo sarà implacabile e l'epilogo della vicenda non potrà che prendere una piega tragica.

 

 

Questo barbarico assalto alla purezza dei sentimenti e della compassione si traduce qui in un lavoro fluido, mai scomposto, mai enfatico. In equilibrio tra minimalismo e afflato universale, semplicità espressiva ed opulenza dello spazio, Destinatario sconosciuto (primo appuntamento di una più vasta rassegna che a sua volta fa parte del cartellone estivo di Art-City 20017; www.art-city.it ) possiede l'originalità di un'intuizione letteraria/teatrale che gli spettatori seguono come seguirebbero un enigma di cui si conoscono solo i contorni. Un enigma nel quale la crescente morbosità del racconto è scandita da pochi gesti (smuovere le tende, aprire la finestra, camminare tra il pubblico), qualche gioco di luce e tre momenti musicali importanti. << Le musiche selezionate>> – scrive il regista stesso nelle sue note - <<sono di W.A. Mozart, Paul Hindemith e Ilse Weber. Un percorso nella Storia tedesca che racconta meglio di mille parole ciò che resta indicibile . Il primo brano, di Mozart, Bona nox , descrive con tutta la sua leggerezza e scanzonata goliardia, la Germania prima del Nazismo; il secondo brano, di Hindemith, La biche (su testo di Rilke), è un esempio di quella Entartete Musik (Musica degenerata) che apre uno squarcio sulla censura e sul vero volto del regime; il terzo e ultimo brano è di Ilse Weber , Wiegala , una ninna nanna che ci conduce direttamente alle soglie delle camere a gas>>.

Rassegna Stanze* – Art-City Estate 2017

 

 

Destinatario sconosciuto

di Katrine Kressmann Taylor

regia e adattamento Rosario Tedesco

con Nicola Bortolotti e Rosario Tedesco

Museo Boncompagni Ludovisi, Roma, 12 luglio 2017

Le foto sono state realizzate in occasione della data di STANZE a Milano Casa-Museo Boschi Di Stefano

* STANZE – esperienze di teatro d'appartamento è un progetto ideato e realizzato da Alberica Archinto e Rossella Tansini , prodotto da Teatro Alkaest con il sostegno di SIAE Società Italiana degli Autori ed Editori e del Comune di Milano . Si svolge esclusivamente nelle case private, nelle case-museo e in altri luoghi non teatrali, normalmente non utilizzati per lo spettacolo come studi di artisti, magazzini, giardini, uffici, negozi, persino il tetto di un capannone industriale, un laboratorio di filatura, un magazzino di costumi teatrali.

Dal 2012 il progetto è diventato un vero e prorio format e vi hanno partecipato compagnie e attori come Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, Tindaro Granata, Roberto Rustioni, Ermanna Montanari, Sonia Bergamasco, Eugenio Allegri, Federica Fracassi presentando spettacoli, tutti inediti per la città di Milano e anche anteprime assolute.

Nell'ultimo anno le STANZE - oltre ai prossimi tre appuntamenti della rassegna romana, nell'ambito di Art City - sono state programmate a Milano con 10 spettacoli, a Piacenza con 2 spettacoli, a Carrara con 4 spettacoli, e il prossimo autunno anche a  Napoli - con 8 spettacoli, più 2 a  Salerno - organizzati in collaborazione con Casa del Contemporaneo, centro di produzione.