Passione
e ideologia. Il teatro (è) politico
di Elena Di Gioia e Stefano Casi *
C’era
una volta il “teatro politico”.
Anche le parole hanno una storia che cambia, si trasforma e si
relaziona con il presente.
C’è, oggi, il bisogno di rievocare e rinominare i
due termini di questa espressione, nella loro unità e nella
loro pluralità: il teatro e la politica.
Due parole e due storie da sempre vicine, analizzate alla luce
del contesto in cui siamo.
Cosa significa dire oggi un teatro politico?
E proprio nel momento di crisi di entrambe?
Il rapporto fra questi due termini uniti nell’espressione
“teatro politico” ci investe con tutta la sua importanza,
problematicità, complessità e articolazione. Non
si tratta “semplicemente” di recuperare la nozione
più immediata, che affonda le radici nel teatro ideologico
e propagandistico del secolo scorso, ma di sondare tutte le implicazioni
di un rapporto, che è poi parte della natura stessa del
teatro: teatro e politica, teatro e polis, teatro e società,
teatro e attualità, teatro e realtà, teatro e spettatore,
dove quella congiunzione “e” sembra sovrapporsi fecondamente
con la terza persona del verbo essere, “è”:
teatro è politica, teatro è polis, teatro è
società, teatro è attualità, teatro è
realtà, teatro è... spettatore.
Da questa esigenza di analisi e di ottica e dalla necessità
di rievocare, rinominare, ricollegare questi due termini, teatro
e politica, peraltro profondamente legati fin dalle origini, è
nato prima un convegno a Bologna (nell’ottobre 2011) e poi
una pubblicazione, Passione e ideologia. Il teatro (è)
politico, che nel titolo riporta una “inevitabile”
dedica a Pier Paolo Pasolini.
La necessità, intorno alla quale abbiamo riunito osservatori,
studiosi, critici, artisti, è analizzare il teatro alla
luce della sua capacità di relazionarsi con il presente,
e quindi della sua capacità, attraverso forme e modi molteplici,
di configurarsi oggi come linguaggio e soggetto “politico”,
nel tentativo di ridefinire confini o di spalancare prospettive;
di individuare percorsi o di lanciare provocazioni; di raccontare
mondi o di cogliere segnali.
Nella composizione di interventi e analisi che abbiamo realizzato,
abbiamo provato, appunto, a ricomporre l’unità –
nella pluralità - di questa espressione, le tante sfaccettature,
i tanti linguaggi, le tante esperienze, che oggi ridefiniscono
il teatro politico.
Cosa sta succedendo oggi al linguaggio? Cosa sta accadendo oggi
alla relazione tra il teatro e lo spettatore? Quali possibili
e nuove relazioni tra il teatro e la polis? Con quanti e quali
nomi abbiamo chiamato fino ad adesso alcune esperienze di teatro.
Teatro civile, interazione sociale, formativo, didattico…?
Come si configurano? Cosa ci raccontano? Qual è la forza
politica della bellezza? Quale responsabilità,
nel suo dire e nel suo agire, compone il teatro?
Che lingua parla oggi il teatro?
A queste, e altre importanti sollecitazioni, rispondono i tanti
studiosi che hanno accolto il nostro invito insieme ad un nutrito
gruppo di artisti. Queste sollecitazioni sono, appunto, raccolte
nel volume Passione e ideologia. Il teatro (è) politico.
Un libro in “due atti” per svelare l’universo
vivace e articolato del teatro contemporaneo che si interroga
sul tempo presente. Con le riflessioni aperte di una ventina tra
studiosi, critici, osservatori, provenienti in gran parte dal
teatro ma non solo. E poi, le intuizioni fulminanti di oltre 30
artisti della scena contemporanea a cui abbiamo chiesto Che
cos’è il teatro? politico?, con la sapienza,
l’intelligenza e la visionarietà di chi il teatro
“politico” lo vive ogni giorno sulle assi del palcoscenico
o nelle azioni performative di nuovi linguaggi.
Un libro e un’analisi che si pone a lente di ingrandimento
per osservare il teatro, la sua forza artistica e civile, e le
sue trasformazioni.
Passione
e ideologia. Il teatro (è) politico
a cura di Stefano Casi e Elena Di Gioia
Con gli interventi di Antonella
Agnoli, Sandro Avanzo, Rossella Battisti, Letizia Bernazza, Daria
Bonfietti, Marco De Marinis, Lorenzo Donati, Mimma Gallina, Roberto
Grandi, Katia Ippaso, Giuseppe Liotta, Lorenzo Mango, Gianni Manzella,
Laura Mariani, Massimo Marino, Leonardo Mello, Renata Molinari,
Enrico Pitozzi, Marco Pustianaz, Franco Ricordi, Paolo Ruffini,
Rodolfo Sacchettini.
E i pensieri di Andrea Adriatico, Babilonia Teatri, Pietro Babina,
Francesca Ballico, Alessandro Bergonzoni, Roberta Biagiarelli,
Elena Bucci e Marco Sgrosso, Romeo Castellucci, Ascanio Celestini,
Giuseppe Cutino, Emma Dante, Pietro Floridia, Bruna Gambarelli,
Eva Geatti, Fabrizio Gifuni, Elena Guerrini, Saverio La Ruina,
Chiara Lagani, Roberto Latini, Sandro Lombardi, Marco Martinelli,
Stefano Massini, Flavia Mastrella e Antonio Rezza, Fiorenza Menni,
Claudio Morganti, Enzo Moscato, Daniela Nicolò, Fausto
Paravidino, Mario Perrotta, Giuliano Scabia, Spiro Scimone, Daniele
Timpano, Emanuele Valenti.
http://www.editoriaespettacolo.it
http://www.teatridivita.it
*Elena
Di Gioia ideatrice, curatrice e produttrice indipendente
di progetti teatrali. Tra le manifestazioni più recenti
che ha curato: Progetto OZ con Fanny & Alexander
(Bologna, aprile 2012); Focus Melquiot con Anna Amadori
(Bologna/Forlì, giugno 2012), Il Teatro di Pierre Notte
con Angela Malfitano e Francesca Mazza (2011), Civile
di Fiorenza Menni/Teatrino Clandestino (2011). Dal 2005 al 2009
è stata co-curatrice di bè bolognaestate,
rassegna di manifestazioni estive promosse dal Comune di Bologna.
Stefano
Casi è co-direttore artistico di Teatri di Vita,
ricercatore indipendente, giornalista, sceneggiatore. Ha fondato
e diretto la rivista Società di pensieri (1992-96).
Ha scritto, tra l’altro, Andrea Adriatico (2001),
I teatri di Pasolini (2005), Il teatro inopportuno
di Copi (2008), Non io nei giorni felici. Beckett, Adriatico
e il teatro del desiderio (2010), 600.000 e altre azioni
teatrali per Giuliano Scabia (2012). Ha curato la versione
italiana per la scena di opere di Thomas Brasch e Cormac McCarthy.
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