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Seminari di Drammaturgia

”Regia vs drammaturgia: duello d'amore”

di Alfio Petrini

Nella Casa dei Teatri, dove ha sede il Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea (Cendic), si è svolto il primo seminario di drammaturgia dal titolo “ Regia vs drammaturgia: duello d'amore ”, condotto con maestria da Michele Mirabella.

Il progetto Seminari di Drammaturgia prevede la realizzazione di venti incontri a ingresso gratuito affidati a drammaturghi iscritti al Cendic, in un arco temporale che va da settembre 2013 a febbraio 2014. Altri due seminari si svolgeranno nel mese di novembre di quest'anno alla Casa delle Traduzioni. Si tratta di un progetto che affronta da diversi punti di vista la scrittura di testi linguistici destinati alla realizzazione di variegate forme di teatro e che si avvale della preziosa collaborazione di Roma Capitale, delle Biblioteche di Roma e della rivista on line Liminateatri.

Dopo il saluto del Presidente del Cendic Maria Letizia Compatangelo, che ha ringraziato il Direttore delle Biblioteche Alessandro Voglino, presente con lo staff dei suoi collaboratori - Paola Pau, Marina Mazzanti, Simonetta Potestà, Orietta Possanza, Loretta Ciciarelli, Anna Andreozzi, Anna Taccone, Paola Pisanelli e Simona Cives -, Michele Mirabella ha avviato rapidamente la sua performance introducendo materiali visivi e sonori perfettamente funzionali al suo ragionamento fondato sul rapporto tra testo linguistico e scrittura scenica. La sapienza delle sue conoscenze ben radicate nella cultura umanistica e le sue straordinarie capacità affabulatorie hanno conquistato il cuore e la mente di tutti i partecipanti all'incontro: studenti, appassionati di teatro e operatori di settore. E' stato il protagonista di un evento di sicuro interesse culturale in perfetta sintonia con le strategie progettuali e realizzative del Cendic che si pone a livello nazionale come una delle istituzioni culturali più stimolanti nell'area promozionale della drammaturgia contemporanea.

La parola di Mirabella, accompagnata da un sorriso dolce e beffardo, ha commentato le registrazioni sonore incentrate su un passaggio dell' Enrico IV di Pirandello e sulla interpretazione di quattro grandi attori: Ruggero Ruggeri, Salvo Randone, Vittorio Gassman e Romolo Valli.

La riflessione critica è servita a rendere evidente la regola che sta alla base della trasformazione della parola scritta in parola parlata: la parola è un significante, a seconda di come l'attore e il regista la usano va a significare cose diverse. Lo spettacolo è, in ogni caso, un' “opera d'arte vivente”, sia che risulti fondato su codici verbali che su un sistema variegato di segni – verbali e non verbali. La parola deve “essere vista in palcoscenico”, così come deve essere “vista la musica”, ha aggiunto Mirabella, citando una ragazzina che aveva assistito alle prove di un suo spettacolo musicale. E deve essere vista anche la poesia dello spettacolo, che non scaturisce dall'aura della bella parola, ma dall'insieme delle cose che accadono in scena.

La seconda questione emersa dal seminario sta nella risposta a questa domanda: chi è il regista? Che lavoro svolge nel contesto della realizzazione dello spettacolo dal vivo? Uno dei compiti fondamentali del regista è quello di aiutare l'attore ad “ascoltare negli occhi dell'altro”, dell'interlocutore che sta in scena. Il regista è colui che “ dà il principio unitario e la visione dell'opera” nell'ambito evidentemente di una strategia comunicativa che trae ispirazione originale dal testo linguistico e rende attivo, e dunque creativo, lo spettatore.

Dopo lunghe e faticate analisi, non poche diatribe e alcune aspre battaglie, credo che si possa affermare, con la sopraggiunta pacificazione tra scrittori e registi, che l'autore del testo linguistico è il drammaturgo e che l'autore dello spettacolo è il regista che lo racconta assumendo un comportamento poetico. Se l'attore può anche essere ignorante (sarebbe meglio di no, ma gli basterebbe l'animalità del suo corpo), il regista deve essere un artista colto e bene informato su alcune questioni che riguardano la storia, la musica, la poesia, l'antropologia, la semiotica, le nuove arti visive e performative, le nuove tecnologie della comunicazione, i processi organici e i processi di astrazione che interessano l'arte dell'attore e del danzatore, tanto per citare alcuni ambiti del sapere umano. Mirabella ha sottolineato il valore della “recondita professione del regista “ che deve evidentemente “padroneggiare molte cose” per guidare con profitto attori e tecnici, per controllare il processo di formalizzazione dello spettacolo, per indurre lo spettatore ad essere, come ho accennato prima, creativo. Ma soprattutto ha insistito sul fatto che il progetto di regia debba essere sottoposto ad una rigorosa indagine di natura filologica. Il lavoro filologico segna di certo un percorso importante. E' uno dei percorsi possibili. E' una metodica di lavoro foriera di buoni risultati possibili: ma non è l'unica. Esistono modalità diverse di fare drammaturgia e di fare regia. E' importante che il progetto di regia nasca da una forte necessità artistica, sia condotto con perizia e consapevolezza teorica, si regga sul comportamento poetico dell'artista regista e dell'artista attore o danzatore.

Il primo seminario di drammaturgia è durato due ore, che sono volate via. Perché? Perché sono state dette cose intelligenti in modo gradevole, e in alcuni momenti anche affascinante.