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Meravigliosa Ermanna

(La camera da ricevere)

di Giorgio Taffon

Ermanna Montanari, col suo La camera da ricevere , apre la prima settimana della manifestazione A Roma! A Roma! del Teatro Due, curata da Francesca De Sanctis, di cui scriviamo in altra rubrica della rivista.

Estrapolare i personaggi via via interpretati (da Fatima asina parlante a Bêlda veggente romagnola; da Rosvita dalla squillante voce a Mêdar Ubu che squittisce le sue invettive; da Alcina col suo istupidimento, a Daura e le sue profezie; da Arpagone colla sua afasia, a Tonina Pantani e la sua sete di giustizia, e al premio Nobel Aung San Suu Kyi), estrapolarli dai testi e dalla tessitura spettacolare che hanno fatto la storia del Teatro delle Albe, per ospitarli nella “cámbra da rizévar”, uno spazio familiare che diviene luogo mentale, sentimentale, figurale, teatrale! Nel mondo della vita quella camera riporta al tempo dei nonni della Montanari, nella profonda ferrosa e dialettale Romagna (Campiano): in particolare a una nonna “sciamanica”. In metafora scenica è uno spazio agito in cui trova espressione una delicata operazione drammaturgica: una sorta di traslazione da un contesto a un altro, da un utero germinale ad un altro, di personaggi che rivivono perché sono il corpo, la voce, gli occhi, lo sguardo di Ermanna: la quale sa fondere e meravigliosamente confondere le tre dimensioni dell'attore: il suo io personale biografico, il suo io recitante, il suo io metamorfico che assume in sé un personaggio!

O che “entra” in un suo personaggio! Cosicché la voce di guida drammaturgica che assume per orientare lo spettatore, preparando e anticipando davanti a un leggìo illuminato l'entrata in scena di un personaggio dopo l'altro, è come ogni volta un aprire la porta della stanza e far entrare l'ospite. Ma non è affatto una pirandelliana e macchiana “stanza della tortura”: la camera di Ermanna è un luogo dove lei accoglie nella sua voce, nella sua “maschera”, nel suo corpo, maternamente e nonnescamente, tutti i suoi ospiti, che sembrano pacificarsi nel trovare vita teatrale. E' in particolare la voce di Ermanna che commuove lo spettatore, che lo fa cum movère, nel suo proprio spazio inventivo, incontrando così quegli ospiti: io stesso ho ripensato alla mia nonna, pur se veneta, e a mia madre; al loro dialetto un po' più dolce, ma con assonanze inevitabilmente padane; ho pensato a tante figure femminili rese sacrificali dalla cattiverie del mondo, o delle istituzioni; ho pensato ad amiche, ad antiche professoresse, che hanno riscattato in qualche modo la condizione femminile. Ma certo non è solo la voce (sperimentata già nell'ambito del progetto “Dimore delle voci-Laboratorio di Drammaturgia sonora IV edizione” promosso da Rai Radio 3, Centro Teatro Ateneo, per cura di Valentina Venturini), a dar vita ai suoi personaggi ospitati: è tutta la persona della Montanari, il suo corpo che è costantemente “in vita”, il suo lavoro anche sui minimi particolari, dagli occhi ai gesti delle mani, delle dita, alla posizione dei piedi, e così via, che ci colpiscono, e ci restituiscono vivi quei suoi ospiti.

Meravigliosa Ermanna:

che a momenti mi è parsa essere una italicissima, popolarissima fisarmonica, nel suo salire e scendere sulle note alte e sulle note basse, accordando più vibrazioni, intrecciando drammaturgiche azioni fisiche dell'emissione vocale;

che a volte mi è sembrata come un orologio dai meccanismi perfetti, con le sue braccia e mani – lancette, nel sincronizzare movimenti a volte volutamente ed espressivamente disarmonici;

che in altri momenti mi è parsa una poupée che si muove obbedendo a ritmi molto interiorizzati, nascondendoli e rivelandoli assieme;

che in certe movenze e partiture sonore mi è sembrata una sacerdotessa ctonia, giunta da profondità terragne per ascendere su, in alto, su un palcoscenico dove officiare un rito teatrale che assieme si congiunge e ci congiunge a sensi rituali che sembrano perduti per sempre!

Meravigliosa Ermanna!

 

La camera da ricevere di Ermanna Montanari

Con Ermanna Montanari

Fonica Fagio

Produzione Teatro delle Albe / Ravenna Teatro

Roma, Teatro Due, 3-8 febbraio 2015