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La rivoluzione è gioia
al RomaEuropa
Giselle contemporanea di Dada Masilo

Il teatro della rivoluzione è il teatro della gioia , parola di Julian Beck

 

 

di Carla Di Donato

 

Rottura del paradigma, tema della vendetta e del riscatto della violenza sulle donne, androginia e gender-fluidness , radicamento nell'universo creativo sudafricano, riscrittura completa della partitura musicale e sonora, utilizzo dei drawings di William Kentridge - dalla serie Colonial Landscapes a collocare la vicenda in una fattoria vinicola sudafricana di fine XIX secolo, coreutica drasticamente innovativa: questo, e altro, è la Giselle di Dada Masilo.

 

 

La trentaduenne coreografa di origine sudafricana e autrice di celebri rivisitazioni di classici in danza dal successo mondiale come Il lago dei cigni, Romeo e Giulietta , Carmen e Giselle , appena presentato con ‘standing ovation' finale di pubblico a Ref17, dà vita ad un linguaggio nuovo che affonda le radici, in quest'ultima creazione, nel proprio retroterra culturale, il Sudafrica, optando per un ambiente rurale, sensuale, magico, violento e primario.

La protagonista il cui nome qui è ‘Mbaye, ‘fiore', bacia sulla bocca il principe Albrecht che ha tradito il loro amore, inducendola alla follia e alla morte in solitudine, un attimo prima di afferrare lo scudiscio offertole da Myrta, che qui è un Sangoma , un guaritore, ed uccidere il suo ex-amante a colpi di frusta. Nessun perdono dunque, solo una lettura contemporanea della storia di Giselle, il fu -capolavoro romantico. Come spiega la Masilo: << Ho guardato la vicenda dalla parte della donna tradita, violentata, col cuore spezzato. Il perdono non avrebbe avuto nessun senso >>.


crediti fotografici di: Giada Spera

Le Villi, nel balletto originale le giovani donne trasformate in fantasmi e spiriti vendicatori, qui sono sia uomini che donne: il tema dell'androginia è uno dei tanti che affronta l'ideale romantico e lo radica nel mondo di oggi portando in scena tabu o ferite aperte della società contemporanea quali l'omosessualità ( Il Lago dei Cigni aveva come protagonista un principe gay), la violenza degli uomini sulle donne, ma anche il tema della sofferenza e del dolore che annulla le differenze maschile/femminile, abbracciando l'universalità del rapporto tra esseri umani.

Il ‘diverso', tema ricorrente dello spettacolo, come zona a rischio e ‘problema' nella società attuale è frutto, la stessa Dada Masilo racconta, del confronto con i giovani undici membri della compagnia, tutti sudafricani: << Essere ‘diverso' non è accettato in questo Paese . E nel resto del mondo…?>>.

La musica composta da Adophe Adam per il balletto Giselle qui è quasi assente, appare solo nel motivo conduttore della follia e nel secondo atto, per il resto la partitura originale del sudafricano Philip Miller è eclettica (violini elettrici o a corda, violoncelli, corni e percussioni) e decisamente co-creatrice alla pari , rispetto alla dimensione coreografica, di dinamica, movimento, spazio, visione.

Ma… non c'è solo la musica registrata nell'universo sonoro di Dada Masilo. Lo spettatore di ‘Mbaye - questa Giselle del XXI secolo - sin dall'inizio è catapultato in una tessitura sonora, cui, a turno, i danzatori danno vita in scena. Una partitura vocale ben precisa e orchestrata di volta in volta, in relazione ai diversi momenti dell'azione coreografica e del plot narrativo: un mondo di contadini in festa, di amanti, di spiriti, di guerrieri e stregoni. Un continente nuovo costituito da ‘input' vocali che si rispondono l'un l'altro in un'architettura naturale e corporea di suoni, e riempiono l'intero palcoscenico, simile quindi ad una foresta popolata da corpi assai vicini alla natura nella qualità del movimento, ma capaci di tecnica complessa.

La punteggiatura vocale ritma dal vivo ogni micro-sequenza di danza: pause, giri, accenti, attacchi, sincopati, accelerati e ralenti. È un livello ulteriore della regia ed una corrente di energia vitale che anima in modo continuo e unico la danza, la scena, e dunque la relazione cinestetica primaria performer-spettatore, alla base del ‘teatro'.

Dada Masilo si è formata alla Dance Factory di Johannesburg, prima, ha completato poi la sua formazione a Bruxelles nella scuola, o meglio nel progetto artistico P.A.R.T.S., di Anne Therese de Kaersmakeer dove la danza non è insegnata come una forma d'arte isolata dalle altre, bensì in stretta correlazione con il teatro e la musica - come alle origini e come è ancora oggi in Oriente - le cui discipline sono normalmente inserite nel curriculum di studi della scuola. Questo perché P.A.R.T.S. è concepita come un laboratorio per il futuro , intende essere cioè un luogo in cui, a partire dalla tradizione, possa mettere le radici l'estro artistico critico e creativo dei futuri coreografi, performer, artisti.

Per tal motivo Dada Masilo, ogni volta, ama e sfida i classici, perché sente che questi a loro volta sfidano lei: << Tutto è iniziato a P.A.R.T.S.: dovevamo leggere il dramma di Shakespeare [N.d.R.: Romeo e Giulietta] che trovavo molto difficile. È stato più facile metterlo in danza>>.

Partendo dalla tradizione del balletto classico, che studia e conosce dal vivo, la Masilo cambia le domande possibili: << cosa succede se Giselle non perdona Albrecht?>>. Qual è la risposta di Dada Masilo a quella domanda? Da qui, dal tema della vendetta, esplode una danza cui si affiancano organicamente elementi espressivi, trasmissione vocale della partitura dinamica, micro-scene, brevi monologhi (la madre di Giselle-‘Mbaye) o dialoghi (in inglese o in dialetto africano), sonorità che unisce innovazione e tradizione, una corrente di vita costante all'interno della deflagrazione consapevole di uno dei (pochi autentici) modelli di balletto romantico: il teatro, ricondotto alle origini - lo ‘spettacolo della visione' - è gioia dei cinque sensi, è creazione di vita ex-novo .

Dada Masilo colpisce così al cuore un ‘classico' del balletto europeo-occidentale, realizzando una rivoluzione decisa, nel segno della gioia, del puro piacere vitale dei cinque sensi. Una danza energica, vigorosa, esito anch'essa di una contaminazione di stili: classico, contemporaneo, afro-samba nella festa del primo atto, danza tipica Sudafricana ‘Tswana'. Il corpo sottile, ad impulsi, della Masilo/Giselle/‘Mbaye, raggiunge qui vertici di velocità e flessuosità, nella precisione, che ricordano a tratti un felino ferito o un giaguaro colpito a morte, nel primo atto, mentre nel secondo, dove l'autorialità della scrittura coreografica è ancora più marcata e il crescendo di musica, danza e densità narrativa è tangibile, nel vermiglio degli eleganti costumi delle Villi, scorre il sangue di tutte le vittime della violenza sui sessi. Siamo tutti Giselle/‘Mbaye.

Albrecht muore, e lo spirito vendicatore di Giselle, come tutti gli altri prima di lei, fa volare su di lui della polvere bianca: l'anima è stata riscattata, il rito ora è compiuto.

‘Mbaye solleva il piede destro su quel corpo immobile a terra - si ferma, respira a lungo, poi lo scavalca: libera.

 


crediti fotografici di: Carla Di Donato

 

Giselle

coreografia  Dada Masilo  

musica  Philip Miller  

disegni  William Kentridge  

assistente alla regia  David April

luci  Suzette le Sueur

costumi  David Hutt   per  Donker Nag Helder Dag (Atto 1), Songezo Mcilizeli & Nonofo Olekeng  per  Those Two Lifestyle (Atto 2)  

con  Dada Masilo, Kyle Rossouw, Tshepo Zasekhaya, Llewellyn Mnguni, Liyabuya Gongo, Khaya Ndlovu,   Thami Tshabalala, Thabani Ntuli, Thami Majela, Nadine Buys, Zandile Constable, Ipeleng Merafe 

musicisti:   Ann Masina, Vusumuzi Nhlapo, Bham Maxwell Ntabeni, Tumelo Moloi  Corde  Waldo Alexander, Emile de Roubaix, Cheryl de Havilland, Shannon Armer, Tlale Makhene, Riaan van Rensburg, Gavan Eckhart.

Teatro Olimpico, Roma, RomaEuropa Festival, dal 28 settembre al 1 ottobre 2017.

Teatro Comunale, Ferrara, 4 ottobre 2017.

Teatro Ariosto, Reggio Emilia, 8 ottobre 2017