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Il Cantico dei cantici: come Iperione, Roberto Latini non cerca l'amore ma la bellezza

di Katia Ippaso




Qualche anno fa, il critico Attilio Scarpellini lo definì «l'ultimo dei romantici». Parlava di Roberto Latini. Vi sono momenti in cui l'artista romano va a esplorare altri mondi, com'è successo con Ubu Re di Jarry o con Il teatro comico di Goldoni. In quel caso, prevale il disegno dei corpi, la volontà di scardinare un meccanismo e di liberare le forme. Ma quando poi ritorna solo, sulla scena, è all'amore che parla, a ciò che manca e che sempre ci sposta. Questo suo ininterrotto discorso sull'altro trova adesso un'immagine ancora più precisa con Cantico dei cantici che, dopo quasi un anno dal debutto, abbiamo finalmente potuto vedere a Roma all'interno della monografia che il Teatro Vascello ha dedicato a Roberto Latini e alla sua storica compagnia, Fortebraccio Teatro.
L'impatto visivo è fortissimo: il performer abita una cabina di registrazione, che è anche un camerino teatrale, un luogo isolato che dovrebbe mettere in contatto voci di fuori e voci di dentro. Quando l'attore mette la cuffia nera, si accende la luce ‘On Air', non appena la toglie comincia invece a ‘giocare' con la parrucca verde che sta lì a significare la donna amata. Sul proscenico, c'è una panchina attorno alla quale l'interprete mette in scena quel suo mal d'amore che salta ogni psicologismo per diventare pura rappresentazione dell'impossibilità di essere due.
Le parole del Cantico dei cantici sono ripetute a loop, ora in forma drammatica, ora rabbiosa, a momenti suonano come un'implorazione per diventare subito dopo un balbettio, la prova della loro testuale follia. «Mi baci con i baci della sua bocca». Ma chi è che parla? E a chi? Da quale cielo nero sono caduti quei suoni? Gli esegeti avrebbero le spiegazioni già pronte: il testo vuole dire che… Invece no, il testo non vuole dire, il testo dice, proprio nella sua totale insensatezza, nella sua poetica dislocazione di soggetto e oggetto. La musica tragica e contemporanea di Gianluca Misiti e le luci lynchiane di Max Mugnai accompagnano la performance lunare di Latini come se fosse l'ultimo movimento di un viaggio in una terra altra, che è puro biancore, mera assenza, aerea concentrazione di sogni senza ombra. Non sono i versi antichi a dettare i movimenti scenici, è il corpo a seguire le parole, a caderci dentro, per poi rialzarsi e di nuovo cadere, esausto.
Anche quando si accende la luce sulla scritta On Air, non si è mai veramente in onda. Come ne La voce umana di Cocteau e ne L'ultimo nastro di Krapp di Beckett, l'amante è lasciato solo con giocattoli che non servono certo a comunicare con l'amato. I fili dei telefoni sono spezzati, dall'altra parte non c'è nessuno che parla, ogni possibile dialogo è simulato. Dalle cuffie non esce alcun suono se non quello che l'anima emette, ironicamente, da sola. Non ci sono prove né indizi che testimoniano il passaggio dell'altro. E le intenzioni di colui che, nel travestimento e nella danza, cerca di afferrare quelle strane presenze, i ricordi dei baci andati, sono destinate a fallire. L'anelito è pura ripetizione, ogni volta muore per rinascere.
«Mi baci con i baci della sua bocca» non ha soggetto né oggetto, è testo che si autoproduce nello slancio poetico dell'artista. Vedendolo lottare con i fantasmi d'amore, vengono in mente i versi dell'Iperione di Hölderlin, quando dice: «Ho veduto una sola volta l'unica, colei che la mia anima cercava, e la perfezione che noi collochiamo al di sopra delle stelle, che noi allontaniamo sino alla fine del tempo, questa perfezione l'ho sentita presente. Era là, questo essere supremo, là nella sfera dell'umana natura e delle cose esistenti. Non vi domando più dove essa è: è esistita nel mondo e può tornarvi; vi è soltanto nascosta. Non domando più che cosa sia, l'ho veduta, l'ho conosciuta. Il suo nome è bellezza».
Aveva ragione Scarpellini. Roberto Latini è davvero l'ultimo dei romantici.

 

 

 

 

Cantico dei Cantici
adattamento e regia Roberto Latini
con Roberto Latini (Premio Ubu 2017 Miglior attore o performer)
musiche e suoni Gianluca Misiti (Premio Ubu 2017 Miglior progetto sonoro o musiche originali)
luci e tecnica Max Mugnai
organizzazione Nicole Arbelli
produzione Fortebraccio Teatro
Teatro Vascello, Roma, dal 19 al 22 aprile 2018.

Tournée:
Teatro Francigena (www.comune.capranica.vt.it), Capranica (Vt), 12 maggio 2018.
Teatro Litta ( www.mtmteatro.it ), Milano, dal15 al 20 maggio 2018.
Teatro Comunale (www.facebook.com/events/182266009018898), Catanzaro, 26 maggio 2018.