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Agorà - per un teatro diffuso. Parte Seconda

Intervista a Elena Di Gioia

 

di Letizia Bernazza

 

 

Ripartiamo dal tuo scritto, di circa due anni fa. Il Progetto Agorà era appena iniziato. Una sfida importante, direi. E oggi?

Agorà è una sfida che rinnova un desiderio. Ora che su Limina rivedo la dedica posta sulla soglia della prima edizione mi colpisce avvicinarla a quella della seconda edizione, tuttora in corso.
Per la prima edizione siamo stati accompagnati dallo scritto di Roberto Roversi sulla libertà del teatro e su quella autenticità di uno spazio prossimo, vicino, <<con gli occhi negli occhi>>. Per la seconda edizione, è il soffio poetico di Patrizia Cavalli ad accompagnarci <<L'aria è di tutti, non è di tutti l'aria? Così è una piazza, spazio di città>>.
Agorà tenta proprio di avvicinarsi all'infinitesimamente piccolo (la distanza così ravvicinata e intima nella relazione tra artista e cittadini) e alla vastità politica della piazza, della comunità. In questa direzione stiamo sperimentando diverse opzioni. Abbiamo condiviso progetti speciali con artisti e abbiamo rafforzato l'idea di una stagione teatrale diffusa contemporaneamente nei teatri, nelle biblioteche, nei musei, nei palazzi, nelle scuole, in luoghi inediti che entrano in relazione con il lavoro degli artisti negli otto comuni della Unione Reno Galliera che promuove la stagione, nell'area metropolitana di Bologna. Agorà inscrive la visione della stagione teatrale che scorre da settembre a maggio con un intenso cartellone di spettacoli (qui il programma http://associazioneliberty.it/?cat=4) in un progetto più ampio e articolato, con gli artisti al centro di un dialogo e relazione con cittadini.

 

Il significato profondo di Agorà è stato quello di disegnare una mappa ideale e concreta della ‘piazza', un luogo deputato del teatro e delle risposte della comunità. Agorà si è rivelato uno spazio d'incontro autentico tra cittadini e artisti?

Agorà è uno spazio autentico nella misura in cui si interroga e costruisce visione a partire dalle voci.
Penso a due progetti in particolare: Comizi d'amore #adolescenti con le studentesse e gli studenti di una scuola media superiore, il Keynes di Castel Maggiore, in un progetto condotto da Nicola, Enrico, Paola di Kepler-452, e il progetto 110 Casa del Popolo con Gianni Farina / Menoventi a Castello d'Argile. Entrambi i progetti hanno, ciascuno con una propria visione, ‘festeggiato' quel luogo d'incontro che è il teatro. Comizi d'amore #adolescenti ci ha travolto con il coraggio e la dolcezza, con le urla e i sorrisi di uno straordinario gruppo di adolescenti con cui i Kepler-452 hanno dialogato, riattivando le domande di Pasolini su amore, sessualità, rapporto con l'altro/a, componendo uno spettacolo allestito simbolicamente negli spazi stessi della scuola, trasfigurandola e offrendosi a mani aperte e con coraggio agli spettatori.
Per 110 Casa del Popolo abbiamo aperto il grande forziere di quei luoghi straordinari che sono state le Case del Popolo nel Novecento per dare spinta propulsiva al futuro e al senso di luogo aperto e comune che possono e devono essere i luoghi della cultura oggi. Siamo partiti da un edificio per comporre una nuova narrazione collettiva e coinvolto un'intera comunità con spettacoli, raccolta di storie, incontri, pubblicazioni.
Cito solo due esempi che hanno composto visioni straordinarie e hanno lasciato una traccia importante in chi li ha attraversati e in qualche modo sono diventate, a loro volta, ‘luogo'.


foto di Paolo Cortesi

Il percorso tracciato, sin dall'inizio, è stato quello di costruire una stagione teatrale disseminata in più luoghi. Resiste ancora tale idea? E, soprattutto, quali sono stati ad oggi i feedback degli artisti e del pubblico?
E gli artisti coinvolti? Cosa pensi abbiano raccolto nell'incontro attore-spettatore?

La relazione con i luoghi è una relazione che ‘mette in ascolto e crea narrazione' e questo riguarda sia gli artisti che i cittadini.
Il disegno di Agorà è dedicato proprio ai luoghi, che quindi cambiano di edizione in edizione a seconda degli artisti, delle opere ospitate e dei progetti speciali creati insieme agli artisti. È una architettura di visioni che, oltre alla programmazione al cartellone nei quattro teatri presenti, crea un ‘paesaggio' in cui, a seconda delle scelte, dà voce e corpo anche alla relazione tra i luoghi e le opere.
La fuoriuscita dal luogo del teatro in alcuni casi rafforza quel senso del ritrovarsi e del rito del teatro: penso alla stipata biblioteca in cui ci siamo trovati con Mariangela Gualtieri per Bello Mondo , quel senso così antico e così importante oggi che sottolinea il dono che il teatro sa essere.
Agorà sta creando una comunità aperta e allargata di chi frequenta gli spettacoli dentro e fuori i teatri, i laboratori (di drammaturgia, di teatro), gli incontri: avanziamo nella distanza ravvicinata ‘occhi negli occhi' della relazione tra artisti cittadini, tentando di allargare sempre di più lo spazio della piazza e della comunità.

 

Per il programma di Agorà si consulti il sito: http://associazioneliberty.it/