Di solito la narrazione di un evento teatrale parte dall’inizio. Stavolta, invece, partiamo dalla fine. Dagli applausi. Dalla forte emozione condivisa che li ha attraversati e dal sincero sentimento di appartenenza civica che li ha sorretti per diversi, prolungati minuti. Partiamo dalla fine perché, in questo caso, la reazione del pubblico racconta non tanto e non solo un consenso estetico allo spettacolo quanto un’adesione etica, ideologica. O forse, a ben vedere, semplicemente umana.
D’altronde, proprio di umanità ci parla A place of safety. Viaggio nel Mediterraneo centrale, ultima produzione della compagnia bolognese Kepler-452 che, debuttata nel febbraio scorso all’Arena del Sole e insignita di importanti riconoscimenti quali il Premio Nazionale Franco Enriquez – Città di Sirolo e il Premio Le Maschere del Teatro, è stata presentata al Teatro Vascello di Roma le sere scorse prima di riprendere una lunga tournée nazionale, con date fino ad aprile 2026.
L’umanità cui facciamo riferimento è quella che ci accomuna tutti e che qui trova il suo senso più profondo nell’incontro tra gli artisti e alcuni degli operatori umanitari dediti al salvataggio in mare dei migranti che viaggiano lungo le rotte del Mediterraneo. E la strada per raccontare questo doppio sguardo – artistico e civile – non potrebbe che essere percorsa guardando alla realtà; anzi, trasportando la realtà stessa in scena, senza filtri, senza codificazioni, senza vettori metaforici.
Come già sperimentato in precedenti allestimenti (basti citare, ad esempio, Il giardino dei ciliegi. Trent’anni di felicità in comodato d’uso, Album, Non Tre Sorelle, Il Capitale. Un libro che non abbiamo ancora letto), Enrico Baraldi e Nicola Borghesi, cofondatori dell’ensemble ed entrambi drammaturghi e registi del lavoro, realizzano un formato teatrale che sconfina nel documentario (tanto da riportarci alla mente il potente docufilm Fuocoammare di Gianfranco Rosi, realizzato nel 2016), nella narrazione esperienziale, nel reportage giornalistico, nell’indagine cronachistica ma che non perde mai di vista il bisogno di porre questo stesso linguaggio in relazione dialettica con le domande cruciali, intime, enormi, che i fatti “raccontati” suscitano e sollevano.

Anche questo loro progetto, nel quale Borghesi è impegnato pure come interprete, parte da lontano. Si legge nei materiali stampa: «Il lungo periodo di indagine sul campo intorno al tema della SAR (Search and Rescue, ndr) è cominciato con dialoghi tra Baraldi e Borghesi e alcuni referenti di ONG, e proseguito con un periodo di residenza a Lampedusa e con la successiva partenza per la rotta mediterranea a bordo della nave Sea-Watch 5. In quasi cinque settimane di navigazione, l’equipaggio ha soccorso 156 persone, sbarcate poi nel “place of safety”, il porto di La Spezia. La nave, con Borghesi e Baraldi a bordo, è tornata in Sicilia al termine della missione».
È stato durante il tempo prezioso di questa significativa esperienza personale che si è andato delineando il disegno dello spettacolo e che, soprattutto, si sono intercettate le vite di chi sulle navi SAR di EMERGENCY o Sea-Watch ci lavora ogni giorno. Ecco dunque che alcune delle voci/presenze in scena diventano – per usare le parole della compagnia stessa – “attori-mondo” chiamati a raccontare il loro vissuto: Giorgia Linardi è la portavoce di Sea-Watch, Floriana Pati è un’infermiera specializzata in medicina della migrazione, José Ricardo Peña ha fatto l’elettricista sulle navi e ora è un volontario di Sea-Watch.
Le repliche romane del lavoro si sono poi fatte carico di un ulteriore innesto con la cronaca più drammatica e cupa di questi giorni, poiché due degli interpreti non professionisti del cast, Miguel Duarte (fisico portoghese capo missione sempre per Sea-Watch) e Flavio Catalano (ufficiale della nostra Marina Militare in pensione volontario su Life-Support per EMERGENCY), appartengono alla schiera dei coraggiosi attivisti che hanno viaggiato verso Gaza sulla Global Sumud Flottilla.
L’assenza in scena dei due operatori umanitari – colmata da alcuni collegamenti video dalle barche ancora in navigazione – avrebbe potuto rappresentare un vuoto, una mancanza, e invece ha assunto i lineamenti di un pieno, di un potente aggancio con la realtà che i registi hanno risolto, a livello scenico, facendo una scelta simbolica e artistica forte: la sera della nostra visione, Lino Musella ha sostituito Catalano e Pietro Sermonti ha letto la partitura di Duarte. Entrambi misurati, compassati, visibilmente commossi, i due bravi attori hanno mostrato, con estrema semplicità, come davvero il teatro possa e debba mantenere sempre acceso il suo dialogo con il mondo reale (e ci piace segnalare che lo stesso Musella, l’11 ottobre all’Argot di Roma, terrà un reading del poeta palestinese Mahmud Darwish, Stato d’assedio il titolo, il cui incasso verrà interamente devoluto alla Gazzella Onlus, che si occupa di assistenza e cura dei bambini di Gaza).

Misurati e compassati ci sono parsi anche tutti gli altri attori del cast, a dimostrazione del fatto che la presenza scenica di non-professionisti (come ci insegnano bene alcuni spettacoli del Teatro delle Albe, di Pippo Delbono, di Alain Platel o di Milo Rau, solo per fare qualche esempio) può essere un valore aggiunto; ci sono apparsi consapevoli del loro “stare” sul palcoscenico, dei loro movimenti, e decisamente incisivi nel loro raccontare/raccontarsi. Di racconto plurivocale ovviamente si tratta: le azioni di salvataggio, documentate anche attraverso toccanti immagini video risalenti a interventi del 2016 e 2017, si mescolano a inciampi, incertezze, paure, dubbi sulle proprie scelte. La drammaturgia stessa rincorre questa doppia prospettiva e la intreccia abilmente di continuo, alternando coraggio a strazio, motivazione a senso di fallimento. Qualcuno si ritrova su quelle navi per cercare se stesso; qualcun altro pensa spesso di smettere, ma alla fine ciò che davvero conta sono loro: i migranti. Uomini, donne, minori che si affidano alle mani degli altri per essere strappati alla morte: «Grazie di avermi salvato» è una frase impossibile da dimenticare. Così come non si dimentica l’immagine di una madre caduta dal gommone su cui viaggiava e andata a fondo con la sua bambina nel pieno di un’operazione di soccorso.
Di quadro in quadro, la narrazione, il cui testo sarà presto edito da Luca Sossella nella collana Linea di ERT, si arricchisce di nuove prospettive, nuove rivelazioni, nuova umanità. Lo spazio che la ospita affastella elementi praticabili di una nave bianca (firma scenografia e costumi Alberto Favretto) dove, tra pedane, torri metalliche, grandi contenitori per giubbotti di salvataggio, l’alternanza di alto/basso e di luce/ombra alimenta efficacemente la costruzione scenica di una partitura che certamente, proprio per la sua forma paratattica, rischia a tratti di risultare un po’ ripetitiva, sebbene a nostro avviso ciò non comprometta in alcun modo la forza di queste parole e dei loro interpreti.
Merito anche della significativa presenza di Borghesi, impegnato nel ruolo di un giornalista che, prediligendo un registro colloquiale e sottoesposto, raccorda le diverse storie professionali e umane degli operatori coinvolti facendosi, tanto più nel finale, voce che interroga e ci interroga. Nella sua posizione anfibia di cronista/testimone e teatrante, egli finisce quasi col rappresentare una sorta di coro tragico in aperto confronto con la polis.

E la polis cui egli parla siamo noi. Proprio noi europei. Noi abitanti del Mondo. Noi italiani. A questa polis non può bastare commuoversi per i cadaveri sommersi dalle acque. A questa polis qui si chiede di essere Umana. Di conoscere e riconoscere l’Altro. Di non voltare le spalle a coloro che hanno bisogno di aiuto. Senza retorica né patetismo. Semmai, per una sera, entrando in un fatto teatrale con la premura di chi entra nella vita altrui – sintomatico a tal riguardo l’assenza in scena dei migranti stessi – per esserci davvero. Semplicemente perché, per dirla con Terenzio: «Homo sum, humani nihil a me alienum puto».
A place of safety. Viaggio nel Mediterraneo centrale
ideazione Kepler-452
regia e drammaturgia Enrico Baraldi e Nicola Borghesi
con le parole di Flavio Catalano, Miguel Duarte, Giorgia Linardi, Floriana Pati, José Ricardo Peña
con Nicola Borghesi, Flavio Catalano, Miguel Duarte, Giorgia Linardi, Floriana Pati, José Ricardo Peña
assistente alla regia Roberta Gabriele
scene e costumi Alberto Favretto
disegno luci Maria Domènech
suono e musiche Massimo Carozzi
consulente per il movimento Marta Ciappina
progetto video Enrico Baraldi
consulente alla drammaturgia Dario Salvetti
direttrice di scena Alessia Camera
aiuto macchinista e attrezzista Aura Chiaravalle
capo elettricista Lorenzo Maugeri
tecnico audio Andrea Melega
tecnico video Salvatore Pupù Pulpito
sarta Elena Dal Pozzo
assistente alla regia volontario e video editor Alberto Camanni
scene costruite nel Laboratorio di Scenotecnica di ERT
video dello spettacolo Vladimir Bertozzi
si ringrazia Giovanni Zanotti per il fondamentale contributo alla drammaturgia
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro Metastasio di Prato, CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia, Théâtre des 13 vents CDN Montpellier (Francia)
in collaborazione con Sea-Watch e EMERGENCY.
Il progetto gode del sostegno del bando Culture Moves Europe, finanziato dall’Unione Europea e dal Goethe-Institut.
Teatro Vascello, Roma, 26-28 settembre 2025.
Prossime date:
Teatro Storchi, Modena, dal 6 al 9 novembre 2025.
Théâtre des 13 vents (Biennale des Arts de la Scène en Méditerranée), Montpellier, 13 e 14 novembre 2025.
Teatro Bonci, Cesena, dal 27 al 30 novembre 2025.
Teatro Asioli, Correggio (RE), 2 dicembre 2025.
Teatro Metastasio, Prato, dal 4 al 7 dicembre 2025.
Città del Teatro, Cascina (PI), 10 e 11 dicembre 2025.
Teatro Palamostre, Udine, 13 dicembre 2025.
Piccolo Teatro Studio Melato, Milano, dal 16 al 21 dicembre 2025.
Teatro Piccinni, Bari, dal 20 al 22 febbraio 2026.
Teatro Melotti, Rovereto (TN), 27 e 28 febbraio 2026.
Teatro Verdi, Pordenone, 2 e 3 marzo 2026.
Teatro Arena del Sole, Bologna, dal 5 all’8 marzo 2026.
Teatro Modena, Genova, dal 17 al 22 marzo 2026.
Teatro Astra, Torino, dal 26 al 29 marzo 2026.
Teatro Ariosto, Reggio Emilia, 31 marzo e 1° aprile 2026.
