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Opere/3 [1977-1993]

Giovanni Testori, Bompiani, Milano, 2013, a cura e con Introduzione di Fulvio Panzeri

di Giorgio Taffon

Con il terzo volume della Bompiani (pp.2168) uscito in libreria qualche mese fa si completa la pubblicazione di tutte le opere di Giovanni Testori, scrittore, drammaturgo, critico d'arte, pittore, uomo di teatro assolutamente eccezionale nel quadro della cultura Italia del secondo Novecento.

Purtroppo devo dire che questo terzo volume conferma la netta sensazione che l'operazione editoriale della Bompiani, se da un lato è senz'altro positiva in quanto recupera testi o divenuti rari o rimasti inediti, dall'altro è andata persa l'occasione di approntare, non dico una vera e propria edizione critica, ma quanto meno corredata di più ricchi e filologicamente importanti documenti: cosicché temo che passeranno anni e anni prima di avere di nuovo in mano un lavoro condotto in questa direzione.

Se va detto che certamente i testimoni testuali esistenti della scrittura testoriana sono, nel caso degli autografi, quasi illeggibili, è pur vero che quelli dattiloscritti potevano e possono tutt'ora costituire una buona documentazione per scavare un po' sul piano della variantistica; oltretutto la Fondazione Mondadori di Milano ha in custodia una mole enorme di materiale: per non parlare delle primissime versioni a stampa di molte delle opere.

D'altra parte anche la cospicua presenza di testi teatrali non doveva mettere in difficoltà teorica il curatore, Fulvio Panzeri, già autore di una biografia testoriana ( Vita di Testori , Longanesi, Milano, 2003) e di un saggio molto interessante uscito diversi anni fa ( Coro degli irreparabili. Topografie testoriane dalla “Città-civis” alla ‘Valle Assina', Palazzo Sormani, Milano, 1999), giacché i testi di letteratura teatrale seguono le stesse metodiche ecdotiche dei testi letterari tout court . D'altra parte, dove il curatore avrebbe potuto esplicare ed esplicitare al massimo il lavoro testoriano, cioè nell'apparato finale delle Note ai testi , come già nei primi due volumi usciti ormai quasi vent'anni fa!, la sua attenzione è sbilanciata, per quanto riguarda i testi drammatici, sulle loro realizzazioni sceniche, con dovizia di citazioni e riferimenti alle recensioni alle prime teatrali via via succedutesi, e quasi senza mai citare studiosi di grosso calibro che hanno approfondito l'opera testoriana, da Cappello alla Cascetta, per fare due soli nomi. Tant'è che il Panzeri nella Introduzione se la prende, a priori , con la critica “accademica”, tagliandola fuori del tutto, si direbbe, quasi, per non dover faticare maggiormente nella sua curatela. Sui testi letterari testoriani, poesia e prosa, poi, la ricostruzione della ricezione critica è quasi desolatamente dimenticata, nonostante alla fine di questo volume, come alla fine del primo, sia poi presente, tra gli indici, una vasta bibliografia critica. E difatti, mi chiedo se, quando andando avanti nella Introduzione, il curatore asserisce, quasi fosse una scoperta, che i valori testoriani portano il grande autore sul versante letterario e culturale europeo, (accostandolo a un Durrenmatt!!!), se si sia bellamente dimenticato dei contributi, su questo coté , della già citata Cascetta, o di Pierangeli, o di Pischedda, o di Crespi. Il Panzeri, invece, assume come nume tutelare della stessa operazione editoriale, il non dimenticato e dimenticabile Giovanni Raboni, il cui nome è in copertina in quanto autore di vari Frammenti critici . Che Raboni sia stato un fortissimo e intuitivo sostenitore della grandezza di Testori non ci sono dubbi, ma che sia l'appartenenza (alla società RCS, e all'omonimo quotidiano) a eleggere i “garanti” della grandezza di un autore ci pare un passo un po' troppo lungo e assolutistico.

Insomma, a mio parere, purtroppo, tutta l'operazione editoriale sulle opere testoriane, è molto raffazzonata, provinciale nel gestus culturale, filologicamente molto povera. Forse è proprio il destino dei grandi autori (e al contempo grandi persone al di fuori di ogni potere), o essere fagocitati e cannibalizzati dai loro “vicini” discepoli, o sopportati dai monopolizzatori maggioritari del potere culturale. Comunque, Viva Testori!