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RASSEGNA “Improvvisi urbani”

Roma Giardino degli Aranci 4 sett 2015 

Lo scudo invisibile - Cosa andò storto quel 23 maggio

di Sergio Roca

Nell'ambito della rassegna “Improvvisi urbani” che si svolge oramai da 21 anni presso il Giardino degli aranci di Roma, a cura dell'Abraxa Teatro e sotto il patrocino del Comune di Roma, ho avuto la fortuna (ma oserei dire il privilegio) di assistere alla prima de Lo scudo invisibile di Angelo Corbo ed Eugenio Nocciolini realizzato dalla Associazione Culturale di Promozione Sociale “Bottega Instabile” di Sesto Fiorentino con la regia di Eugenio Nocciolini.

Di fatto, il lavoro è la rielaborazione di una precedente realizzazione teatrale dello stesso gruppo intitolata 23 maggio 1992 che, tuttavia, è stata rappresentata raramente e solo a favore di alcune scuole dell'area del capoluogo toscano.

Lo scudo invisibile narra il dramma interiore di Angelo Corbo (coautore del pezzo che lo vede anche impegnato in scena in due brevi interventi), uno degli agenti della scorta di Giovanni Falcone, miracolosamente sopravvissuto durante l'attentato del maggio 1992.

Il senso dello spettacolo lo fornisce lo stesso Corbo in un'intervista rilasciata, nel 2013, ad Isabella Pascucci per il sito www.articolo21.org . Alla domanda: «Cosa significa essere uno dei pochi superstiti della strage di Capaci?» l'attuale Ispettore della Polizia di Stato rispose: «Io non ho superato il fatto di essere vivo. Mi sento in colpa e mi sento uno sconfitto perché non ho difeso la persona che scortavo. Provo un profondo senso di vergogna per essere sopravvissuto e per non avere la forza di guardare in faccia le vedove e i figli dei miei colleghi morti» .

Nella strage di Capaci, come è noto, oltre al magistrato Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo, morirono tre agenti della sua scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo ed Antonio Montinaro che erano nell'auto che apriva il corteo della sicurezza. I sopravvissuti furono: Giuseppe Costanza, autista della Croma bianca - seconda auto della carovana (dov'era il giudice) - che si salvò in quanto quel giorno il magistrato preferì guidare personalmente il veicolo facendo accomodare l'agente sul divano posteriore. Sopravvissero, poi, tutti e tre i componenti della terza auto, quella che chiudeva il convoglio di scorta: Paolo Capuzza, Gaspare Cervello e Angelo Corbo.

Le premesse dalle quali si dipana la narrazione de Lo scudo invisibile di Corbo-Nocciolini sono quelle appena descritte. Invece è il senso di frustrazione, d'impotenza e di colpa di chi, accettato un delicato incarico non ne comprende l'importanza (o almeno non completamente) fino al momento dell'epilogo finale, ad essere l'argomento trattato. È proprio l'epilogo, quel risveglio doloroso con i successivi eventi della vita, che scandisce il tempo ed il senso allo spettacolo. È il momento in cui il dramma collettivo, quello del fallimento dello Stato, si fonde con quello privato del protagonista che si colpevolizza per non aver potuto fare nulla per prevenire o evitare la tragedia annunciata. Un uomo rimasto in vita dopo un terremoto che se non lo ha fisicamente ucciso è riuscito a modificare la sua percezione della realtà. Un sopravvissuto che nel “ day after” della democrazia scandisce il tempo suddividendolo in un “prima” ed in un “dopo”.

La pièce si sviluppa su due differenti piani temporali.

La scena è scarna, in una estrema ed essenziale rarefazione e risulta visivamente divisa in due.

Il lato destro del palco, primo quadro recitativo, mostra la condizione del presente. Un uomo di mezza età di nome Angelo, parla col suo terapeuta cercando di esternare gli innumerevoli drammi interiori che lo attanagliano.

Sulla sinistra agiscono le figure del passato.
In un susseguirsi di vari quadri, richiamati da quanto avviene nello studio dello psicologo, viene mostrato lo scorrere del tempo di “prima”, così come fissato nella memoria del protagonista.

Vediamo un giovane siciliano che terminato il liceo decide di entrare in Polizia nella speranza che la propria isola riacquisti legalità e dignità: quel ritorno alla legalità che il maxiprocesso contro la mafia, svoltosi dal 1986 in poi, faceva sperare. Un ragazzo entusiasta, innamorato della propria compagna e felice del suo lavoro in polizia. Il lavoro però, col tempo, diviene frustrante. Svolgere servizio come agente di scorta del più noto magistrato antimafia dell'era repubblicana è tutt'altro che emozionante. Il tempo trascorre tra la consapevolezza del quotidiano rischio (tanto da nascondere alla propria madre il suo vero incarico) e l'assurda monotonia derivante dalla mancanza di quei “piccoli” pericoli quotidiani che un uomo delle forze dell'ordine deve affrontare.

Tutto termina alle 17:58 del 23 maggio 1992. Nel momento in cui esplodono 400 Kg di esplosivo sull'autostrada A29 nei pressi di Capaci ed Angelo si ritrova a “volare”, violentemente “espulso” dalla vettura che lo trasportava.

Il protagonista ora è emotivamente solo e per la prima volta, realmente consapevole di aver sottovalutato l'importanza del proprio ruolo. Vive con il rimorso di non aver potuto o saputo affrontare il “nemico” e paradossalmente con il dolore di essere rimasto in vita.

Il lavoro di Corbo e Nocciolini, sebbene richieda ancora un certo “rodaggio scenico” (alla prima c'erano parecchie indecisioni attoriali e “sbavature” di regia) merita sicuramente di essere visto sia per il contenuto che per la garbata realizzazione.

La personale partecipazione di Angelo Corbo alla messa in scena offre un ulteriore spunto di riflessione, dove il dramma del sopravvissuto termina di essere la storia di un singolo per divenire un insegnamento “epico” valido per tutti, quando si scopre cioè che a volte la “fortuna” di essere vivi si paga con un rimpianto estremamente doloroso: quello di non essere morti.

Lo scudo invisibile – Cosa andò storto quel 23 maggio

Di Eugenio Nocciolini e Angelo Corbo

Con: Chantal Corbo ,Paolo Martinenghi, Eugenio Nocciolini, Giacomo Rosa, Marcello Sbigoli e la partecipazione di Angelo Corbo.

Musiche di Andrea Casagni

Regia di Eugenio Nocciolini.

Giardino degli Aranci, Roma. 4 Settembre 2015.

http://www.articolo21.org/2013/05/falcone-probabilmente-non-cera-la-volonta-di-salvarlo/