Strabismi Festival: giovani generazioni a confronto Intervista a Alessandro Sesti di Luca Guido

Foto di Stefano Preda

È nella perfetta fusione tra dilatazione di tempo e ritmo, che solo nei piccoli borghi si può assaporare, e frenesia artistica che nasce l’ottava edizione di Strabismi, festival multidisciplinare nel cuore dell’Umbria. Anche quest’anno, a Cannara (PG), si potrà vivere l’esperienza di condivisione ed arte che le realtà come questa possono offrire. In un clima di sostegno e convivialità si percepisce tutta l’energia positiva che l’organizzazione di Strabismi, da otto intensi anni, trasmette a chi il Festival lo vive sia come artista che come pubblico.
Al centro di questa giovane realtà viene posto il sostegno ai giovani artisti che, nelle sfide che quotidianamente si affrontano nel mondo del lavoro, cercano di farsi spazio. È proprio a partire da questo che viene a crearsi il giusto stimolo per il dialogo tra diverse generazioni.
Anno dopo anno, all’interno del Festival, sono stati aggiunti tasselli che arricchiscono l’offerta artistica di Strabismi. Ne è esempio StraBimbi, che da quest’anno farà partire attività per le nuove generazioni del territorio.
Ma tutto questo è possibile anche grazie al sostegno di realtà umbre che, tramite accordi di sponsorizzazione e collaborazione, creano una rete di scambi utili per mettere in risalto una delle regioni più belle, ma per certi versi meno valorizzate del nostro Paese.
Per analizzare meglio, però, ciò che caratterizza il Festival ci affidiamo alle parole del curatore Alessandro Sesti, che abbiamo intervistato per l’occasione.

Foto di Francesco Agnello

Partiamo dall’inizio: chi è Strabismi Festival?

Strabismi nasce nel 2015 a Foligno e, diversi anni dopo che realizzavamo il Festival, ci siamo trasferiti a Cannara dopo l’incontro felice con Marco Andreoli che, con la sua associazione Freetime, aveva già riaperto il teatro di Cannara proprio nello stesso anno in cui noi creavamo il Festival. Ci siamo incontrati nel 2018.  Lui ha iniziato come tecnico della mia compagnia, abbiamo poi deciso di spostare il Festival a Cannara perché in una cittadina medio-piccola non stavamo trovando il giusto appoggio. A Cannara, invece, ci hanno accolto a braccia aperte, perché nei piccoli borghi normalmente non c’è mai nulla. Abbiamo, però, mantenuto quello che è il cuore di Strabismi: cercare di creare un Festival su misura che abbia come principale scopo quello di creare occasioni per artisti emergenti. Inoltre, le partnership costruite in questi anni sono fondamentali per il progetto: da Zut a CURA della Regione Umbria, Fontemaggiore, il Piccolo Teatro degli Instabili, il progetto Risonanze, hanno reso Strabismi un festival appetibile per i giovani artisti. Nel frattempo, siamo arrivati all’ottava edizione e stiamo andando sempre più verso quella che è la nostra volontà: costruire un Festival che sia composto soltanto da studi teatrali. Il Festival va alla ricerca di spettacoli che non sono conclusi, perché quello che interessa a noi è l’incontro con l’artista, l’incontro fra gli artisti stessi che vengono selezionati, tralasciando giudizi e paragoni tra spettacoli differenti.
Solo un’ultima cosa: il Festival nasce così perché, a differenza di altri festival, è organizzato da giovani, quindi, abbiamo pensato semplicemente a quale tipo di festival noi vorremmo andare, questa è stata un po’ l’origine del tutto.

Parlando di giovani, come mai la scelta di dare spazio a dei ragazzi che vi affiancano nelle varie scelte e come si sviluppano poi gli studi?

Tendenzialmente si pensa che i giovani non hanno interessi che appartengono a una generazione interessata soltanto ai social network e che insegue i miti del calcio e della fama effimera, ma in realtà non è vero… perché se sai quali sono i punti da toccare con i ragazzi, e soprattutto lo fai nel momento giusto, allora hai un’opportunità. La cosa principale è riuscire a seminare per il futuro. Quando oggi ci troviamo a dire che a teatro non ci vanno gli spettatori, ma solo gli addetti ai lavori, questa cosa è vera… ma perché? Perché fino ad ora i teatri e i festival riconosciuti, anche dal Ministero, non si sono mai veramente interessati ai giovani, del pubblico e delle generazioni che cambiavano. Quindi non è solo il fatto che dobbiamo trasmettere il linguaggio culturale perché soltanto noi abbiamo quello giusto. Se i giovani non vanno a teatro non è perché non capiscono l’arte o perché non sono più interessati alla cultura… è che la cultura, come tutte le arti vive, si evolve. L’arte si è sempre evoluta insieme all’essere umano. Ciò va traslato su tutte le operazioni culturali. Se noi non siamo in ascolto con i giovani, come pretendiamo poi che questi giovani vivano un interesse verso la cultura, il teatro, la musica, la danza? Poi è chiaro che in tutte le generazioni, è presente quella fetta di pubblico che non è veramente interessata al teatro come ad andare a vedere una partita di pallone.
Non possiamo arroccarci dentro le nostre certezze dicendo e sostenendo che se non vieni a teatro è perché non capisci. Questo per me è indispensabile; è anche, tra l’altro, il motivo per il quale voglio che siano i giovani a scegliere gli spettacoli che vengono poi inseriti dentro al nostro Festival e successivamente all’interno di Risonanze.
Questo nostro credere nei giovani è molto più di stampo europeo. Il nostro intento è di mettere seriamente un focus sugli artisti giovani, senza però dare “date spot”, bensì per mostrare cosa sanno fare attraverso i loro spettacoli e, successivamente, mettere anche a disposizione una formazione “lampo” di cinque giorni con un laboratorio.

Foto di Luca Guido

Oltre ad ospitare artisti provenienti da varie parti d’Italia, andate anche a valorizzare ciò che nasce dalle zone in cui operate (non solo a livello artistico).

Sì, questa cosa continuiamo sempre a farla. I nostri sponsor, per la maggior parte, sono sponsor di servizi; ma questo lo facciamo, oltre che per l’amore per la nostra terra che non a caso chiamiamo la Grande Madre Umbria, anche perché a differenza di molte regioni la nostra non ha le economie di cui possono godere altre realtà. La cifra che per alcuni enti di altre regioni può essere ritenuta, diciamo, piccola… è superiore al nostro massimo. Di conseguenza dobbiamo farci forza anche tramite i privati locali; da qui l’intento di creare una sinergia virtuosa che sia sempre del principio dello scambio reciproco di rientri economici.

Avendola già nominata, approfitto per chiederti se mi puoi parlare di questa rete di festival di nome Risonanze.

Risonanze nasce dall’idea di tre festival: Dominio Pubblico, Direction under30, Bologna 2030. Noi, come Strabismi, siamo stati invitati da loro nel 2017 a Roma e in tale occasione è partito un processo che ci ha fatto iniziare a definire il tutto. Ad ora le realtà burocraticamente fondatrici sono Strabismi, Dominio Pubblio e Theatron.
Uno degli elementi che ritengo più interessanti è che Risonanze ha un’organizzazione molto orizzontale e questa è una cosa che permette alle realtà, che nel tempo hanno aderito spontaneamente ai vari meeting, di raccogliere il nostro desiderio: creare una rete che diventasse un interlocutore forte a livello nazionale per le compagnie emergenti.
Il nostro obiettivo è che le varie compagnie non trovino in Risonanze soltanto un luogo dove avere residenze, repliche, ma anche ritrovare in noi un interlocutore che rappresenta, ad oggi, diciotto-venti realtà nazionali.

Tornando al confronto che cercate di creare tra i vari artisti, volevo sottolineare come questo poi porti ad un confronto anche con tutte le altre persone che vivono il Festival a pieno. Quindi volevo sapere quanto il tempo passato insieme, essendo così ricco di scambi, possa influenzare positivamente i vari studi.

Dando una prima risposta breve ti dico: molto ed estremamente in positivo. Questo perché personalmente ho due pensieri che stanno dietro tale ragionamento. Il primo è che, avendo avuto in passato l’occasione di essere un insegnante all’interno del progetto Erasmus+, ho avuto l’opportunità di avere come allievi persone provenienti da varie parti d’Europa. In tali circostanze ho notato che, dopo un iniziale tempo necessario per rompere il ghiaccio, persone di realtà distanti anni luce tra loro riuscivano a creare legami molto forti; questo è avvenuto grazie al tempo e alle molteplici attività che vivevano insieme. Il secondo è che ci si concentra sempre su parole come: attore, artista, regista. Quello che però non consideriamo mai è che dobbiamo realmente riappropriarci dell’umanità, del nostro essere umani e sociali. Ciò che non sopporto è dovermi confrontare con persone che si lamentano e basta. Ma in una società come la nostra, dove c’è un avanzamento forte dei social, di tutto ciò che è isolante, che anno dopo anno diventa sempre più competitiva, come persone cosa stiamo facendo per far sì che questa umanità non venga persa? Io credo che quel che possiamo fare è creare dinamiche sociali.

Foto di Stefano Preda

Da quest’anno è nata una nuova sezione di Strabismi: quella del teatro ragazzi. Questa novità ha portato cambiamenti nella direzione artistica e, soprattutto, nell’ambito formativo ed artistico. Me ne parleresti?

Riguardo la direzione artistica, in questi anni di attività ci siamo resi conto di quanto tale concetto non ci appartenga; io per Strabismi sono definibile più come il curatore del progetto. Inoltre, ritengo ridicolo parlare, nel 2022, di direttore artistico quando a livello statale e regionale non ho la forza economica per dire che questa realtà può pagare una figura professionale che possa ricoprire tale ruolo. Siamo una realtà giovane che cerca di emergere in un mondo dove i “vecchi” non cedono mai il posto a livello lavorativo in generale e non solo artistico. Non ne faccio una colpa a chi ricopre questi ruoli, ma piuttosto al sistema che si è venuto a creare. Per rimanere nel tema dell’organizzazione del nostro Festival, io stesso mi occupo di tutto ciò di cui c’è bisogno, aiutando le varie figure interne (come Debora Contini, Marco Andreoli, Silvio Impegnoso) che collaborano per far sì che Strabismi possa funzionare. Anche in questo caso possiamo definirci un po’ atipici, perché quello che siamo non è rappresentato da parole che già esistono. Tant’è che io stesso non finisco con Strabismi Festival, ne curo i vari aspetti anche quando giro con la mia compagnia.
Per quanto riguarda StraBimbi, invece, è il primo anno che lo proponiamo. L’esperimento era tentare di ripetere quel che facciamo con Strabismi, quindi di creare una direzione artistica partecipata con i bambini e i ragazzi delle scuole elementari e medie di Cannara. L’istituto con cui abbiamo collaborato è l’Istituto Comprensivo Bevagna-Cannara, che ci ha inserito nei patti formativi facendo diventare a tutti gli effetti il teatro una materia scolastica riconosciuta dalla direzione scolastica. Questo traguardo ci rende orgogliosi, in quanto dimostra che il nostro lavoro ha prodotto un esperimento felicemente riuscito. In Italia purtroppo sono poche le realtà che hanno raggiunto tale obiettivo. Nel nostro caso i bambini hanno scelto, tra dodici spettacoli che abbiamo presentato loro, un vincitore per la scuola elementare, cioè U.mani di Illocoteatro, e un vincitore per la scuola media, ovvero Come quando è primavera della Compagnia Binario 1310.
L’unico vero dispiacere è che, purtroppo, non abbiamo ottenuto i finanziamenti, da parte del FUS, sui quali puntavamo.

Strabismi Festival, Cannara (PG), dal 17 al 24 settembre 2022.

Per informazioni e programma rimandiamo al sito: https://www.strabismi.com/strabismi-festival/