Fuori dal labirinto di Carolina Germini

Foto di Julian Mommert

Salire a Monte di Dio per poi discendere in uno dei suoi ventri, il Teatro Politeama, è un’esperienza quasi mitologica. Se poi il mito è centrale, come nell’ultimo lavoro di Dīmītrīs Papaïōannou, ecco che tutto diviene inevitabilmente più pervasivo. Dopo quattro anni da The Great Tamer, il coreografo greco torna a Napoli con un’opera che ha al centro la figura del Minotauro: Transverse Orientation.
Sul palco si agitano diverse sagome: scattanti come quelle di Keith Haring e scure come quelle di Magritte. Sono indaffarate, allestiscono la scena per qualcosa di imminente. I movimenti maldestri svelano il loro rapporto con il corpo: sanno solo farlo agire ma non lo sanno abitare. Le loro, più che azioni dettate da una volontà, sono spinte meccaniche, come quelle di Chaplin in Tempi moderni. Come molle, saltano da una parte all’altra del palco, abbagliate da una luce intermittente. Da qui il titolo dello spettacolo: Transverse Orientation infatti è il nome della teoria che prova a spiegare l’attrazione delle falene per le fonti di luce.

Foto di Julian Mommert

Quando in tutta la sua maestosità, un toro fa irruzione sul palco, entriamo immediatamente in una dimensione mitica. Anche il tempo cambia, si dilata attraverso movimenti sempre più lenti dell’animale. Rimaniamo immobili di fronte a quella presenza, che sembra provenire da un altro mondo. Animato da altri corpi, resta fermo quando è lasciato solo, riprende vita non appena un gruppo di performer ne guida il movimento. Questa prima immagine non solo risveglia la potenza del racconto mitologico ma trova una connessione forte con il presente. La sua furia, il suo muovere nervosamente la coda, rimanda alla tauromachia: un combattimento senza tempo che da sempre lega l’uomo all’animale. La furia di questo incontro ci pone di fronte ad una lotta ancora più grande, quella tra gli esseri umani e la natura, di cui il toro per la sua forza è simbolo. Il Minotauro allora, essendo toro e uomo insieme, raccoglie il senso più profondo di questo combattimento ancestrale.

Foto di Julian Mommert

Quello a cui assistiamo è solo l’inizio di una lunga serie di mutamenti, scene mostruose, accoppiamenti innaturali, trasformazioni impossibili che sconvolgono un ordine naturale. Il caos si impadronisce della scena, rendendo ogni cosa possibile. E la modernità fa inutilmente irruzione in questo delirio zoomorfo. Non c’è gesto o azione che possa frenarlo.
Scegliendo di unire questi due mondi, Papaïōannou in realtà sembra suggerire l’impossibilità di questo incontro. Se nella mitologia ogni cosa nel suo schiudersi dà vita ad un evento per sua natura irripetibile, nel mondo moderno tutto si ripete ma nulla in realtà accade.

Transverse Orientation

ideato e diretto da Dīmītrīs Papaïōannou
con Damiano Ottavio Bigi, Šuka Horn, Jann Möllmer, Breanna O’Mara, Tina Papanikolaou, Lukasz Przytarski, Christos Strinopoulos, Michalis Theophanous
scenografia Tina Tzoka, Loukas Bakas
musica Antonio Vivaldi.

Campania Teatro Festival, Teatro Politeama, Napoli, dal 16 al 17 settembre 2021.