LIBERTEATRI > Il dopo Testori sulle scene italiane nel libro di Laura Pernice di Giorgio Taffon

Ѐ davvero consolante poter leggere contributi di studio e ricerca di giovani studiosi così ben organizzati, pensati e scritti come quello di Laura Pernice, di recente uscita per le edizioni di pagina, casa editrice di Bari, dal titolo Giovanni Testori sulla scena contemporanea. Produzioni, regie, interviste (1993-2020). La giovane studiosa è  allieva di Stefania Rimini (illustre docente presso l’università di Catania e studiosa molto proficua da anni dell’autore di Novate Milanese), e ha raggiunto il dottorato di ricerca dedicandosi in gran parte allo studio di quello che io ritengo il più  importante drammaturgo italiano del Novecento dopo Luigi Pirandello, nonché scrittore, poeta e critico d’arte di valore altissimo per le sue capacità di sperimentare con la scrittura visioni esistenziali, sentimenti estremi per una vitalità e una densità d’amore che non vengono a patti con nessuna imposizione di potere.
Fortemente attratta dall’opera di Testori già da tempo, con questo studio Laura Pernice esplora le varie direzioni in cui l’opera testoriana dedicata al teatro (e non solo) è stata interpretata dalle nuove generazioni di registi ed attori dai primi anni Novanta fino ad oggi, quindi nell’arco di un trentennio che ha determinato sommovimenti vari di natura culturale, artistica, sociale.  Ha così suddiviso il suo testo in tre capitoli, il primo dei quali, con il titolo Ventisette anni di rinascita: il teatro di Testori e la sua fortuna  scenica, ricostruisce il percorso di scrittura drammaturgica anche sulla base di studi precedenti prodotti da coloro che considerarono il teatro scritto da Testori (e in alcuni momenti realizzato anche scenicamente da lui stesso) di altissima irrinunciabile esemplarità; lo fa intravvedendo un rapporto stretto tra arte ed esistenza, tra vita e scrittura, in cui il senso moderno del tragico si accampa con modalità stilistiche, espressive, linguistiche quasi inaudite. Questa visuale permette all’autrice di avviarsi ad una fondamentale sistemazione dei rapporti che via via dalla sua morte, fino ad oggi, la scena italiana ha intrecciato con l’opera del grande Testori, un’opera con cui ci s’incontra  o scontra innanzi tutto toto corde, e anche con l’anima, e infine con la nostra stessa corporeità e con la parola che da esse promana.
Giustamente la Pernice fissa in tre tempi le modalità di realizzazioni sceniche delle opere testoriane, partendo dai lavori prodotti negli anni Novanta da Federico Tiezzi e Sandro Lombardi (Testori muore nel marzo del 1993), e proseguendo  con l’analisi di quello che è stato un forte rinnovamento linguistico e  di quelle che sono state le inevitabili, alterne, dinamiche della scena e delle produzioni materiali; ed infine tracciando tali percorsi alla  luce della teoresi teatrologica di Pavis e soprattutto della concezione di un teatro europeo, e non solo, “post-drammatico” elaborata da Lehmann.
Sotto la ben maturata guida di tali studiosi e ben comprendendo il lavoro scenico e l’uso dei codici spettacolari che registi e attori hanno svolto incontrando la testualità del drammaturgo lombardo, l’autrice ha analizzato e ricostruito anche criticamente in modo appassionato, vibrante, intelligente, diverse messe in scena realizzate lungo gli ultimi vent’anni, e ciò nel secondo capitolo intitolato La nuova scena testoriana dallo “scacco”alla tragedia alla re-visione manzoniana (con agguerrita analisi, ad esempio, di come un “testoriano” quale è Valter Malosti assieme all’attrice Laura Marinoni hanno affrontato un testo teatralmente molto problematico come La Monaca di Monza). E poi nel terzo capitolo, Visioni dell’ultimo Testori. La riattivazione postdrammatica e il rilancio dell’attore, vengono proficuamente e con sguardo limpido inquadrati spettacoli anche molto vicini a noi (un esempio per tutti è In exitu interpretato poco prima del lockdown da Roberto Latini; importanti sono anche le riflessioni che la Pernice dedica agli allestimenti dei Tre lai, opera drammatica che a mio parere costituisce un capolavoro sia drammaturgico che letterario).
Il volume, inoltre, riporta da p. 43 a p. 47, l’elenco di tutti gli spettacoli che dal 1994 al 2020 hanno riguardato la testualità del Nostro, con l’indicazione, appunto, dell’anno, del regista, della Produzione. Un quadro davvero utile a capire diagrammaticamente l’andamento della “fortuna” scenica testoriana nei nostri teatri (ad esempio si nota che nel 2019 e nei pochi mesi di respiro dalla pandemia del 2020, si registrano ben 11 allestimenti).
E ancora molto utile e piacevole è la Galleria fotografica che aiuta il lettore, seppur molto germinalmente, a intuire quale tipologia di lavoro scenico è stata espressa caso per caso (case studies li chiamerebbe appropriatamente la Pernice).
Poi il volume offre una serie di interviste che, negli studi teatrali, costituiscono spunti spesso preziosi per orientare l’analista nello svolgere le sue interpretazioni.  In questa parte si trovano le risposte di:  F. Tiezzi, S. Lombardi, R. Magnani, C. Battiston, R. Trifirò, V. Malosti, F. Fracassi, R. Latini, M. Manni, M. Ossoli, G. Dall’Aglio; una bella schiera di artisti del teatro che hanno tratto dalle opere testoriane magici influssi di profonda ispirazione.
Chiude il libro una completa e precisa Teatrografia, assieme ad una Bibliografia esaustiva, che mi è parsa davvero priva di importanti lacune.
Non c’è dubbio che il libro, frutto di ricerche lunghe e approfondite, è rivolto in primis a studiosi, studenti, “teatranti”, e appassionati di Testori, e a coloro per i quali «Non solo nella spinta provocatoria, nella dissacrazione delle forme, nella condanna di una situazione di crisi – teatrale e sociale – sta il presente del teatro di Testori, ma soprattutto nella possibilità, in fondo senza tempo, di rintracciarvi qualcosa che parli di ciascuno di noi, che ci avvicini di più alla nostra interiorità».
Voglio infine e inoltre aggiungere che il volume mostra una bella e meritoria prova di come si possa svolgere un’analisi metodologicamente convincente e sicura in un tempo in cui sembrano tramontare i tradizionali canoni del far teatro portando sulla scena un testo drammatico preventivamente scritto; la fatica della Pernice mostra e dimostra come il teatro d’oggi e quello futuro non possono perdere tesori assoluti della letteratura teatrale e della drammaturgia, scritti fin da 2300 anni fa!

Laura Pernice, Giovanni Testori sulla scena contemporanea. Produzioni, regie, interviste (1993-2020), edizioni di pagina, Bari, 2021, pp. 297, euro 22,00.