PROFESSIONI DEL TEATRO > Intervista a Maya Amenduni – ufficio stampa di Sergio Roca

Maya Amenduni. Foto di Achille Le Pera.

Questo secondo appuntamento di Professioni del teatro è dedicato ad una delle figure meno note agli spettatori ma con la quale tutti gli addetti ai lavori come teatri, compagnie e coloro che scrivono di teatro, debbono costantemente confrontarsi: gli uffici stampa.

Presentiamo questa volta Maya Amenduni, professionista della comunicazione, che si occupa di promuovere artisti e attività artistiche, spettacoli e teatri.

Maya, la prima domanda è obbligatoria e di rito; prima di parlare del tuo lavoro potresti raccontarci un po’ di te presentandoti brevemente? 

Brevemente basterebbe dire che sono una donna di santa pazienza, con una sana dose di follia, altrimenti non potrei fare questo mestiere.
Scherzi a parte, sono nata a Ruvo di Puglia in provincia di Bari, vivo a Roma dal 1997. Sono giornalista e ufficio stampa, esperta in comunicazione teatrale. Titoli di studio ne ho un bel po’ e, attualmente, sto anche prendendo la seconda laurea. Appassionata di teatro, amo scrivere e “chiacchierare” di teatro, cinema e musica. Negli anni ho lavorato e collaborato con molte testate giornalistiche, ricoprendo vari ruoli: redattrice, corrispondente, caporedattrice. Ho anche condotto trasmissioni radiofoniche e televisive. Dal 2000 sono attiva come ufficio stampa potendo offrire un servizio altamente qualificato come esperta di comunicazione teatrale, lavorando per i più importanti nomi del settore e con alcuni dei più quotati teatri italiani: INDA Istituto Nazionale del Dramma Antico, Teatro della Cometa, Teatro Basilica, Teatro Le Maschere, Spazio Diamante per citarne solo alcuni e in passato per moltissimi altri: Eliseo, Ambra Jovinelli…, insomma la lista di teatri, clienti e istituzioni a livello nazionale e internazionale è molto lunga. Dal 2008 ho la mia agenzia di comunicazione “Maya Amenduni Comunicazione”. Mi occupo prioritariamente di comunicazione teatrale, realizzando progetti complessi che seguono tutte le fasi della comunicazione dalla più tradizionale a quella più innovativa. Metto a disposizione la mia professionalità, con una scrupolosa pianificazione, massimizzando i risultati ottenuti attraverso un processo condiviso con il cliente.

Il lavoro degli uffici stampa viene, frequentemente, identificato come quello di chi si occupa di pubblicizzare un “prodotto” oppure identificato con quello, simile, del portavoce cioè qualcuno che si cura di diffondere il prodotto, l’idea e il pensiero di ciò che in qualche modo “sponsorizza”. Ma è proprio così?

Non proprio, la figura dell’ufficio stampa va oltre la pubblicità nuda e cruda, ed è alla base di un buon lavoro a livello di portavoce, ma sono comunque figure diverse, anche se talvolta la figura dell’ufficio stampa e quella del portavoce si unificano. L’ufficio stampa è la struttura preposta alla gestione dei rapporti con i media. Non si occupa soltanto di organizzare le informazioni da fornire ai media, ma interpreta anche i segnali che da essi provengono. Lavora per enti, aziende, associazioni, privati, pubbliche amministrazioni… I suoi principali interlocutori sono i media tradizionali, ma negli ultimi anni per poter operare in modo completo e integrato, l’ufficio stampa è diventato 3.0, interfacciandosi così con webzine, web Tv, web radio e social media, creando contenuti per i social. Se l’ufficio stampa è una struttura esterna risponde direttamente al committente. Se l’ufficio stampa è interno all’azienda o all’ente, risponde all’Amministratore Delegato o al Dirigente delegato alla comunicazione.

Maya Amenduni con Ennio Morricone.

Se un nostro giovane lettore, appena uscito dal liceo, volesse intraprendere la tua stessa professione quali sono gli studi o i percorsi formativi, assieme alle esperienze pratiche, che gli suggeriresti?

Questo lavoro non si impara sui manuali, ma sbattendoci la testa. Detto ciò, la formazione è fondamentale. Molti di coloro che vogliono intraprendere questa carriera escono dalle facoltà di Scienze della Comunicazione o dalle scuole di giornalismo, ma sappiate che non basta! Attenti alla presunzione di dire mi sono laureato e ora capisco tutto io e so tutto io. Calmi, e tanta umiltà. Fate pratica e concedetevi del tempo per imparare la professione. Abbiate sempre rispetto dell’esperienza altrui e osservate regole di disciplina basilari che vi permetteranno di essere non semplicemente dei professionisti della comunicazione, ma dei bravi operatori del settore che sanno cosa è un grazie e un per favore. Detto questo, non credo ci si debba fossilizzare su un percorso standard, perché dipende dall’ambito in cui si vuol fare l’ufficio stampa. Lauree utilissime sono anche quelle in Giurisprudenza o Scienze Politiche, per citarne solo alcune. Nel mio caso, dopo la laurea in Sociologia con indirizzo Comunicazione di Massa, ho portato a termine anche i miei studi in ambito teatrale ed intanto mi ero già iscritta all’albo dei giornalisti. Fondamentale a mio avviso, è l’essere giornalista e iscriversi all’albo. Per svolgere questa attività non si può prescindere dalla formazione deontologica. Non ci si deve stancare mai di studiare e di aggiornarsi, sempre!

Durante la tua attività, quali ritieni siano i momenti, le situazioni maggiormente stressanti e, al contrario, quali quelli più soddisfacenti ed entusiasmanti?

L’addetto all’ufficio stampa deve avere alcuni requisiti che sono tipici del giornalismo: curiosità, rigore investigativo, flessibilità mentale, capacità di comunicare – scrivere e parlare – capacità di frugare fra le notizie che riguardano il settore di cui ci si occupa, disciplina organizzativa, abilità nel coinvolgere ed accattivarsi le persone, atteggiamento propositivo, mai passivo, creatività, velocità e resistenza allo stress, tanta resistenza allo stress. Faccio fatica a dire quale è il momento di maggiore stress, perché è quasi un elemento costante di questo lavoro. So dirti però il momento più bello – per me – nel mio settore: la sera della prima, quando la rassegna stampa è ottima e tu hai accolto tutta la stampa invitata, hai chiacchierato con tutti, sistemato i posti, tutti sono seduti in sala e inizia lo spettacolo. Ecco quel breve momento lì – per dirlo in musica, quel ponte modulare che collega il primo e il secondo tema nell’esposizione di una sinfonia – è il momento più bello! La tensione scende, anche tu vai a sederti in sala e ti godi finalmente la sinfonia per la quale hai duramente lavorato.

In confidenza, a tuo nipote o a tuo figlio, consiglieresti di intraprendere l’attività di ufficio stampa?

Se mi prometti che rimarrà tra noi, assolutamente no. Scherzi a parte, è un mestiere bellissimo se lo si ama, ma ribadisco, dipende anche molto dal settore in cui lo si fa. Fare l’ufficio stampa nel mondo della cultura e del teatro – in un paese come il nostro, dove la cultura e soprattutto il teatro, sono l’ultima ruota del carro – è sempre più difficile ed è quasi una vocazione. Bisogna essere degli appassionati veri, altrimenti è meglio lasciar stare; ma se la passione la si ha, ti assicuro che è un mestiere meraviglioso, quindi sì, vale la pena farlo.
Va detto però che mentre, in questo momento, io e te ci scriviamo siamo chiusi in casa per via delle restrizioni imposte a seguito del Covid19; in un momento differente questa intervista avremmo potuto farla faccia a faccia e forse sarebbe stata differente. Ma ora non è possibile e le domande e le incertezze che mi affliggono sono tantissime. Non so cosa succederà quando tutto questo sarà finito e saremo nuovamente padroni di gestire le nostre vite. Forse questa domanda dovresti rifarmela fra qualche mese.

Ci racconti un episodio o uno spettacolo cui sei particolarmente legata?

Ho la fortuna di lavorare e di aver lavorato con artisti tra i più grandi del teatro italiano e anche della musica e del cinema. Sono una persona fortunata, molto fortunata, perché faccio il mestiere che amo e lavoro con attori, registi, musicisti che mi arricchiscono ogni giorno. Se ti dicessi che è sempre tutto splendido e sono tutti adorabili, sarei una bugiarda, ma fa parte del mestiere e va più che bene così. Io poi ho la fortuna o il talento, non so, di riuscire ad instaurare rapporti stupendi anche con i caratteri più ostici. Di aneddoti e episodi curiosi ne ho tantissimi, potremmo stare qui ore a scriverne; mi viene in mente però un mazzo di rose rosse trovate sulla mia scrivania qualche anno fa, con un biglietto: «Grazie Maya, non solo per il tuo ineccepibile lavoro appassionato, ma soprattutto per il tuo sorriso che è un raggio di sole anche nel camerino più angusto». Firmato G. A.

Lascio indovinare chi fosse G. A.

Foto di Beniamino Finocchiaro.