PROFESSIONI DEL TEATRO > Intervista a Manuela Scravaglieri – aiuto regia di Sergio Roca

Da sinistra Gianluca Guidi - Manuela Scravaglieri - Giampiero Ingrassia

Liminateatri avvia, questo mese, una nuova rubrica periodica: Professioni del teatro, spazio che si propone di far conoscere agli spettatori quelle figure operative e quelle attività, soprattutto quelle meno note, che si premurano di rendere uno spettacolo godibile sotto tutti i punti di vista.
Vorremmo parlare perciò, non solo con attori, registi o autori, ma anche con: tecnici delle luci, costumisti, aiuto registi, uffici stampa, musicisti, scenografi, autori, sceneggiatori, fotografi. Professionisti che grazie alle loro capacità creative ottengono un applauso, condividendo il successo di una compagnia, solo la sera del debutto eppure senza la loro maestria una messa in scena potrebbe perdere gran parte del suo appeal sul pubblico.
Se le domande rivolte a coloro che vivono strettamente di palcoscenico (attori e registi) riguarderanno, prevalentemente, la loro storia artistica personale (l’idea è sempre quella di dar voce alle persone), per coloro che, invece, svolgono le, tante, citate, attività a latere, ci concentreremo sulle specificità di queste professioni. Cercheremo, quindi, non solo di far conoscere i profili dei soggetti intervistati ma anche di scoprire le precipue metodologie creative e, potendo, chiederemo loro anche qualche suggerimento utile a quanti volessero intraprendere la medesima “carriera”.
Apriamo questa serie di incontri con Manuela Scravaglieri, ballerina, direttrice artistica e aiuto regia.

Manuela prima di addentrarci in qualche domanda sul tuo lavoro di aiuto regista teatrale, ci parli un po’ di te? Dei tuoi studi e delle tue esperienze sia nella danza che nel teatro?

Sono nata a Monza e fin da piccola sono sempre stata innamorata di tutto quello che è spettacolo e arte. Ho iniziato a studiare danza a 5 anni e pittura a 11. Dopo il liceo artistico mi sono diplomata come Musical Performer-Tersicoreo Lirico presso l’accademia S.P.I.D. di Milano.
Ho avuto la fortuna di iniziare a lavorare subito come ballerina per eventi per poi intraprendere la carriera di performer in diverse produzioni come Tribute to Michael Jackson (regia Maurizio Colombi), Varie-Età (regia e con Massimo Lopez), Aggiungi un posto a tavola (ripresa di Johnny Dorelli e coreografie di Gino Landi).
Durante quest’ultimo spettacolo ho avuto il piacere di conoscere Gianluca Guidi e grazie a lui, nel  2011, ho iniziato il percorso in regia affiancandolo come aiuto in diversi spettacoli: Se devi dire una bugia dilla ancora più grossa (con Antonio Catania, Gianluca Ramazzotti e Raffaele Pisu), Stanno suonando la nostra canzone (con Giampiero Ingrassia e Simona Samarelli), Aggiungi un posto a tavola (con Gianluca Guidi, Enzo Garinei e Emy Bergamo), Maurizio IV (di Edoardo Erba con Giampiero Ingrassia e Gianluca Guidi, che ne cura anche la regia, e che sarà in scena al Teatro Sala Umberto di Roma dal 5 al 24 maggio 2020).
Nel 2019 ho iniziato a collaborare, sempre come aiuto regista, con altri due importanti registi italiani Maurizio Colombi per i nuovi musical Aladin, il musical geniale (con Leonardo Cecchi, Emanuela Rei e Sergio Friscia) e Pinocchio reloaded (prodotto dalla Showbees) e con Enrico Brignano per i suoi due nuovi one-man show: Un’ora sola vi vorrei e Brignano speciale Capodanno (prodotti dalla VIVO concerti). 

Manuela Scravaglieri e Maurizio Colombi

Molti vedono nell’aiuto regia un anello di congiunzione tra il regista e gli attori, una specie di catena della trasmissione di un motore a scoppio. Altri ritengono si tratti di una sorta di “segretario” o della “memoria” del regista sempre attento ad appuntarne le indicazioni e di farle attuare o una estensione delle braccia, degli occhi e delle orecchie del “capo”. Nel cinema l’aiuto regista si occupa, spesso, della preselezione del cast e, di frequente, cura le riprese delle parti corali rendendole coerenti con quanto accade nella scena principale che viene seguita dal regista. In teatro ci sono differenze o le mansioni sono le stesse?

Le due figure sono molto simili. Mi piace definire l’aiuto regia come chi aiuta il regista a realizzare la sua “visione” dello spettacolo e condensa in sé sia gli occhi che il braccio operativo del regista. Quella figura che con attenzione minuziosa cerca di concretizzare quello che il regista desidera, appuntandosi tutto e affiancandolo nei processi creativi e pratici della messinscena. Sostenendolo, confrontandosi con lui nelle varie scelte e aiutandolo a portare a termine questa “missione”.
Il regista ha una grande responsabilità quando allestisce uno spettacolo sia nei confronti del pubblico che della produzione che gli ha commissionato il lavoro. È compito dell’aiuto regia assicurarsi che tutto sia svolto secondo il volere del regista, coordinando tutti i settori e facendo rispettare le varie scadenze, nonché rassicurando e motivando tutti coloro che scelgono di seguire e sposare l’idea registica.

Oltre quanto ci hai raccontato, ci potresti indicare il percorso formativo che ti ha portato ad essere una delle più apprezzate aiuto nelle produzioni di teatro musicale? Ci sono delle scuole o dei corsi professionali da seguire che potresti consigliare ai nostri lettori o pensi che, come dichiara Orson Welles in una nota intervista degli anni Sessanta: «Nel cinema, come in qualsiasi mestiere, la tecnica s’impara in quattro giorni. Difficile, invece, è come servirsene per fare dell’arte. Per questo occorrono anni». Dunque, la miglior scuola è passare le giornate in teatro seguendo le tecniche produttive?

Il mio percorso come aiuto regia è iniziato “casualmente” grazie al mio “maestro” Gianluca Guidi; in quel periodo ero in scena con lui in Aggiungi un posto a tavola dove avevo una parte da solista.
Sono sempre stata una persona estremamente precisa e curiosa sia in scena che sul lavoro, sia sul palco che in sala prove. Durante una cena, Gianluca mi chiese se volevo aiutarlo ad allestire due spettacoli come sua assistente. Dopo una crisi iniziale, ho accolto questa sfida ed ora sono qui! Non smetterò mai di ringraziare abbastanza Gianluca per aver visto in me quella potenzialità che non pensavo di avere e per avermi insegnato tanto, facendomi innamorare sempre di più di questo mestiere.
Ci sono sicuramente molti corsi e scuole in giro, io stessa continuo a studiare e a formarmi, ma la teoria non basta se non sai metterla in pratica. Oltre ad una predisposizione al “mestiere” (precisione, memoria, organizzazione, insieme ad una buona conoscenza generale) bisogna essere estremamente “curiosi” sulle fasi costruttive di uno spettacolo (dalle luci ai costumi fino alla produzione stessa) e avere una grande voglia di imparare e mettersi in gioco. Il teatro e tanta gavetta restano la migliore scuola. Io mi ritengo davvero fortunata per aver avuto l’occasione di “assimilare” tanto da professionalità differenti e l’ho fatto osservando e confrontandomi con i grandi maestri, artisti e maestranze che ho incontrato lungo il mio percorso lavorativo. Ringrazio tutti i registi che mi hanno permesso di affiancarli fino ad oggi perché ognuno di loro mi ha insegnato ad “approcciarmi” alla regia in modo diverso, facendomi vedere le cose da differenti punti di vista e dandomi sempre nuovi stimoli per migliorare e migliorarmi.

 

Quali sono stati i momenti di maggior tensione, di incertezze o di dubbi che ti hanno accompagnata nello svolgimento di questo tipo di attività?

Le incertezze più grandi le ho avute per la mia prima regia di prosa con Guidi, Se devi dire una bugia dilla ancora più grossa. Venendo io dalla danza e dal musical e avvicinandomi per la prima volta a questo ruolo, mi sentivo insicura nel dover dare indicazioni ad attori del calibro di Raffaele Pisu e Antonio Catania. La paura è passata dopo pochi giorni di sala prove anche grazie alle indicazioni di Gianluca. Ho imparato tanto da tutti gli attori che ho avuto la fortuna di “aiutare” in questi anni, è anche grazie a loro se mi sono appassionata maggiormente al mondo della prosa.

Manuela Scravaglieri e Leonardo Cecchi. Foto di Massimiliano Fusco

Una domanda un po’ “cattiva” e personale. Come ci si sente a fare un lavoro che molti non conoscono e che viene ritenuto, erroneamente, di “secondo piano”?

Io mi ritengo “fortunata” perché faccio il lavoro che amo nel posto dove più mi sento a casa: il teatro. Tante volte mi chiedono se, da ex ballerina, non mi manca il palcoscenico. Per assurdo mi emoziono (e mi agito) molto di più ora, quando vedo “materializzarsi” il lavoro di mesi sul palco. Mi appassiono quando gli artisti eseguono e perfettamente “indossano come un vestito” quello che abbiamo provato e riprovato, quando il pubblico reagisce applaudendo fragorosamente o facendo i complimenti al cast a fine spettacolo. Il loro successo sul palco è sempre il risultato di un grande lavoro di squadra. Vi assicuro che per me, questa, è la soddisfazione più grande.

Per terminare: lo spettacolo del “cuore”? Obiettivi futuri?

Lo spettacolo del “cuore” rimane sempre, per il grande legame affettivo che ho da undici anni, Aggiungi un posto a tavola. Passare dalla scena a dietro le quinte mi ha regalato grandissime emozioni e soddisfazioni. Ancora oggi considero questo spettacolo e chi ne fa parte, la mia “famiglia teatrale” e poi è con questa commedia musicale che è cominciato tutto!
Obiettivi futuri? Ne ho sempre tanti. Sicuramente non ho esaurito la mia voglia di imparare e fare nuove esperienze. Da alcuni anni mi occupo anche della direzione artistica e della creazione di spettacoli per eventi; mi piacerebbe moltissimo avere l’occasione di curarne di importanti nel prossimo futuro, magari internazionali.
Credo ancora, nonostante le brutte notizie degli ultimi mesi relative al “naufragio” di grosse produzioni, in questo mondo meraviglioso che è il Teatro e spero di poter continuare a creare e a raccontare storie.