Si risolve solo ridendo “Il mistero dell’assassino misterioso” di Sergio Roca

Scritta e messa in scena all’inizio del nuovo millennio, la commedia di Lillo & Greg (Lillo Petrolo e Claudio Gregori) Il mistero dell’assassino misterioso è divenuta un “classico” del teatro comico essendo stata riproposta in quasi in tutte le stagioni teatrali dal suo debutto fino ad oggi. Il successo risultò immediato e travolgente sia per la presenza, oltre al duo autoriale, di Simone Colombari, Cinzia Mascoli e Paola Minaccioni sia per il tipo di scrittura comica efficace e atemporale in quanto basata più su situazioni paradossali, con dei ritmi scenici ben scanditi, che sulle battute recitate dai protagonisti.
Il mistero dell’assassino misterioso viene riproposto, ora, al Teatro 7 di Roma in una forma solo leggermente rivisitata che, tuttavia, la riallinea alla realtà dei nostri giorni (se è vero che il testo è molto recente è pur vero che in questi ultimi venti anni il “mondo” è cambiato molto di più di quanto sia accaduto nei cinque decenni precedenti).
La trama, apparentemente, è quella di un giallo. Una compagnia teatrale sta per mettere in scena una commedia poliziesca. Il sipario si apre con il detective Mallory (Tiko Rossi Vairo) intento a svolgere delle indagini per scoprire chi sia l’assassino della contessa Worthington. A spettacolo appena iniziato, però, uno degli attori, quello che dovrebbe impersonare Ashton (Valerio Altamura), giovane vedovo della defunta, causa un malore, è impossibilitato a proseguire. Si pensa in un primo momento a fermare la rappresentazione e a rimborsare il costo del biglietto agli spettatori fintantoché, dalla platea, si prospetta un’imprevista soluzione. Un venditore di bibite (Sergio Zecca) che ha assistito a tutte le repliche, si propone come sostituto.
L’inserimento dell’improvvisato attore trasforma le indagini, attraverso un crescendo di situazioni esilaranti, in un evento metateatrale. Le gags scaturiscono, freneticamente e senza soluzione di continuità, dalle difficoltà che incontrano i componenti della compagnia nel tentativo di far recitare, in maniera accettabile, l’inadeguato nuovo acquisto.
Chi sarà l’assassino? La devota infermiera Greta Grüzenzmeyer (Vania Lai) o la figlia della contessa, la spendacciona Margareth (Francesca Baragli), oppure il folle nipote Harry (Giancarlo Porcari) o, ancora, il giovane vedovo Ashton?
Durante un intervallo metateatrale si verrà a scoprire che in sala, a caccia di nuovi talenti, c’è un noto produttore televisivo. Per il gruppo questo sarà un ulteriore elemento di “destabilizzazione” che li porterà ad allontanarsi maggiormente dalla narrazione del racconto poliziesco. Ogni attore, sperando di essere notato dal talent scout, cercherà nuovi espedienti per mettersi in mostra facendo, nel contempo, fallire la recita così come doveva essere presentata secondo le prescrizioni del testo e la regia di Tiko/Mallory.
Non proseguo nei dettagli per invogliare i lettori a recarsi a teatro ma posso dire, con certezza, che fra i tanti sospettati non figura l’Ammiraglio Nelson!

 

 

 

 

 

 

I ritmi incalzanti e la felice scelta autoriale di voler far “accadere” gli eventi più che narrarli sono la forza di questo spettacolo. L’ostacolo maggiore, per la riuscita di un lavoro di questo genere, deriva dalla necessità di un accorto “gioco di squadra”. È necessario, infatti, che tutti gli attori siano in grado di mantenere tempi serrati ma che sappiano gestire anche quei “rallentamenti”, soprattutto nelle pause delle inattese battute, dovuti agli “imprevisti” che scaturiscono dall’inadeguatezza dei personaggi/attori i quali agiscono nella commedia proposta da Mallory.
Perfetto, nel ruolo di Ashton, Sergio Zecca che per ironia e voluta “goffaggine” non può che suscitare continue e spontanee risate. Il ruolo del coprotagonista/spalla, il detective Mallory, inevitabilmente destinato a una recitazione più “pacata”, è stato affidato a Tiko Rossi Vairo che, però, nei momenti di “delirio” concessigli, nella parte del (finto) regista, mostra una perfetta padronanza dei tempi comici.
L’infermiera Greta, una brava e divertente Vania Lai, risulta essere costruita come una maschera che trae l’ispirazione da quelle della commedia dell’arte o delle farse ottocentesche. Decisamente ilari le incursioni, con testo tratto da Il giardino dei ciliegi, di Francesca Baragli che, uscendo dal ruolo della spendacciona Margareth, tenta di salvare la “sua” serata sperando di farsi notare dal produttore televisivo in sala.
Intelligente la caratterizzazione del nipote Harry, proposta da Giancarlo Porcari, che risulta essere un irresistibile incrocio, in parodia, tra Topo Gigio e Luca Laurenti con degli effetti imprevedibili ed eccezionali. Completa il cast il giovane “infortunato” Valerio Altamura.
Più che efficace la regia di Michele La Ginestra che senza indulgere sul testo o nel recuperare, in modo pedissequo, le precedenti versioni della commedia è riuscito ad aggiungere il suo tocco personale a questo lavoro e a coordinare senza esitazioni il gruppo attoriale.
Essenziali ma ben curate le scene ideate dalla Bombardoni & Co così come le luci di Gian Marco Cacciani.
Spettacolo leggero che come dichiarano gli autori in una battuta della commedia stessa è: «… una signora commedia! Certo, non sarà l’Amleto, ma è una superba commistione tra Agatha Christie e Neil Simon» o meglio, ma questo lo aggiungo io, è uno spettacolo comico perfetto per trasformare una serata a teatro in un momento di svago ed evasione adatto a tutte le età.

 

Il mistero dell’assassino misterioso 

di Lillo & Greg
con Sergio Zecca, Tiko Rossi Vairo, Vania Lai, Francesca Baragli, Giancarlo Porcari e con: Valerio Altamura
regia Michele La Ginestra
aiuto regia Anna Lina Tamisari
scene Bombardoni & Co.
luci Gian Marco Cacciani
foto di scena Alessandro Santibelli
organizzazione Alessandro Prugnola
ufficio promozione Valeria D’Orazio.

Teatro 7, Roma, fino al 26 gennaio 2020.