Umano tra gli umani: Les Naufragés di Emmanuel Meirieu di Carolina Germini

Dal 12 settembre al 2 ottobre al Théâtre des Bouffes du Nord è in scena Les Naufragés, regia di Emmanuel Meirieu. In questo storico teatro, diretto dal 1974 da Peter Brook e Micheline Rozan, lo scenario non è poi molto diverso da alcuni angoli delle strade di Parigi. Sì, perché il testo di Patrick Declerck, al cui adattamento hanno lavorato insieme il regista Emmanuel Meirieu e l’attore François Cottrelle, dà voce a chi vive continuamente il silenzio dell’emarginazione.
Declerck ha trascorso più di quindici anni interessandosi alla condizione dei clochards di Parigi. All’inizio come etnografo e poi come assistente di ricerca e infine come psicanalista. Ma è stata la sua esperienza al Centro di accoglienza di Nanterre a segnarlo profondamente. Durante i nove anni trascorsi nel Centro ha realizzato tra le 1500 e le 2000 interviste e ha assistito a più di 5000 visite mediche, eseguite dal dottor Patrick Henry, fondatore dell’Istituto.

Partiamo innanzitutto da una scelta: il nome. Declerck decide di conservare la parola “clochards” perché crede sia giusto trovare una definizione e questa in particolare, anche se non migliore di altre, ha il potere di rinviare a un immaginario collettivo. Perché nascondersi infatti dietro l’ipocrisia di un altro nome? Non è certamente chiamandoli diversamente che li riscattiamo dalla loro condizione.
La somiglianza tra la desolazione a cui assistiamo e quella che ci lasciamo alle spalle nel sottopassaggio della stazione metro della Chapelle, proprio accanto al teatro, impressiona. Ci accorgiamo della presenza di un clochard solo quando è sul palco e c’è un attore al suo posto. Capiamo l’ingiustizia del mondo in cui viviamo solo quando qualcuno ce lo ricorda. Muovendoci nella città ignoriamo queste presenze o meglio le evitiamo. Ma la forza del teatro è soprattutto questa: fare luce sulla condizione umana.

Lo scenario è post apocalittico, al limite tra un cantiere abbandonato e The Waste Land di T. S. Eliot.
In un mondo di miseria e isolamento, cosa sopravvive? Forse solo un ricordo sensoriale: «L’odeur, je me souviens surtout de l’odeur, qui vous prend à la gorge». È il fetore che emana dai corpi non lavati da giorni il primo ricordo che Declerck ha della sua esperienza di lavoro al Centro di accoglienza di Nanterre, dove ha incontrato, tra i tanti, Raymond. Avvertiamo immediatamente l’unicità del rapporto che lo lega a quest’uomo per la tenerezza con cui ne descrive il carattere. Raymond è umile e sarà proprio la sua umiltà a emarginarlo. Per il regista Meirieu, infatti, viviamo in una società organizzata per distruggere gli umili e premiare i narcisisti e i megalomani. La storia di Raymond e il modo in cui ha scelto di morire descrivono bene il fallimento di questo modello sociale. Si è accasciato a dieci metri dall’ingresso del Centro di accoglienza invece di entrare al caldo, come un figlio si lascerebbe morire di fronte alla porta del padre.
Ci sono due tipi di lacrime a teatro, spiega Meirieu. C’è chi piange di dolore e chi di sollievo. Lui si augura sempre che i suoi spettatori, uniti tra loro da un senso di “compassione”, si sentano alleggeriti dal peso del dramma a cui assistono.

Perché naufraghi? L’immagine che Declerck sceglie per raccontare la vita dei clochards ricorda un quadro di Bosch: La nave dei folli, anche tema di apertura dell’opera di Foucault Storia della follia. Il naufrago condivide con il clochards e con il folle la stessa condizione di isolamento. La nave ha la funzione di allontanare, di confinare. Come i lebbrosari che, racconta Foucault, vennero abbandonati alla fine del Medioevo, rimanendo spazi vuoti. Allo stesso modo, anche le esistenze di questi uomini sono isolate all’interno della città.
La scelta registica di dare anche a Declerck, interpreato da Cottrelle, l’aspetto di un naufrago, è molto significativa. L’impegno e la dedizione con cui, attraverso il suo lavoro, ha osservato da vicino la vita dei clochards, lo ha reso uno di loro. Declerck non è riuscito a mantenere quella distanza necessaria per evitare il peso della sofferenza degli altri. Pur nel suo ruolo di etnografo e psicoanalista, non rinuncia all’empatia. Non smette di sentirsi umano tra gli umani.
Se alla fine dello spettacolo un’elegante spettatrice, seduta in platea, si è sporcata le scarpe nere con la sabbia che copre il palco e la trasporta con sé, allora Mairieu è riuscito fino in fondo a raccontarci la storia di Declerck.

Les Naufragés

adattamento dal romanzo Les naufragés, Avec les clochards de Paris di Patrick Declerck
regia Emmanuel Meirieu
adattamento Emmanuel Meirieu e François Cottrelle
con François Cottrelle e Stéphane Balmino
musica Raphaël Chambouvet
costumi Moïra Douguet
trucco Roxane Bruneton
luci, effetti e video Seymour Laval et Emmanuel Meirieu
suono Raphaël Guenot
foto di scena Loll Willems.

Théâtre des Bouffes du Nord, Parigi, dal 12 settembre al 2 ottobre 2019.